Mascetti di Fondazione Cariplo: «Cultura bene imprescindibile, andrà sostenuta»

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VARESE – «Sostenere la cultura attraverso interventi che vadano oltre questa situazione emergenziale. L’impegno di Fondazione Comunitaria Cariplo sarà di aiutare questo comparto, prima di tutto, a sopravvivere e poi a ripartire. Partendo da una serie di dati inequivocabili: la cultura non è chiacchiericcio. E’ un settore che vale il 6 per cento del Pil italiano e che conta 1 milione e 500 mila lavoratori». Parte da qui l’intervento di Andrea Mascetti, coordinatore della Commissione Arte e Cultura di Fondazione Cariplo, il quale si inserisce in un ampio dibattito in corso a livello nazionale e che da qualche settimane si sta sviluppando anche negli ambienti culturali di Busto Arsizio.

fondazione cariplo varesotto mascetti 03Mascetti, il titolo di un articolo apparso su un noto quotidiano ha messo in allarme il mondo della cultura anche in provincia di Varese. In molti temono, oltre ai tagli locali, anche un passo indietro delle Fondazioni che, a fronte della situazione, dirotterebbero fondi su welfare e sanità. E’ così?
«Non è così in generale. E neppure per quanto concerne Fondazione Cariplo. Non toglieremo fondi alla Cultura».

E’ però innegabile che, in caso di necessità economiche, i primi tagli decisi da chi amministra a tutti i livelli sono destinati a questo settore.
«Questo può essere vero per quanto riguarda il bilancio di un Comune. In genere però è sempre una risposta emergenziale. Alla quale è necessario contrapporre una logica strutturale. Diciamo di più ampio respiro. E’ un dato di fatto che il settore è in grande sofferenza e difficoltà: chiusi i teatri, i musei e ferme tutte le attività. Tra queste non possiamo dimenticare l’editoria, che sta perdendo fette di mercato. Come Fondazione abbiamo iniziato a ragionare su  come intervenire. Non sarà semplice, poiché vi sono ancora molte variabili che rendono più complessa la situazione che stiamo vivendo a tutti i livelli. Tra queste c’è anche la nostra capacità di spesa come Fondazione, che al momento non sappiamo quantificare. Una cosa però è certa: il nostro statuto prevede lo sviluppo di tutta una serie di attività. Tra queste c’è la cultura, che non rappresenta un incidente, bensì un pezzo importante della mission della Fondazione».

Mascetti, lei parla di visione che vada un po’ oltre la situazione d’emergenza: cosa prevede? 
«Ci siamo dati una linea: assistere il mondo della cultura e le imprese che operano in questo settore. Non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando di un comparto che vale il 6 per cento del Pil nazionale e che impiega qualcosa come 1 milione e mezzo di persone. Il primo obiettivo da raggiungere quindi è garantire la sopravvivenza, ovvero: un passo indietro rispetto ai progetti sofisticati, per concentrare tutti gli sforzi su un intervento di salvaguardia della rete culturale lombarda».

Che rischia però di arrivare a fine emergenza falcidiata. Anzi, se le restrizione dureranno a lungo quasi azzerata, considerando anche le note difficoltà economiche con le quali molte realtà si misurano in tempi normali. Non crede? 
«Per rispondere parto da quello che è forse il più grande paradosso italiano in ambito culturale. Siamo il Paese forse più ricco al mondo in termini di beni e patrimonio culturale, ma anche quello che più di altri ha bisogno di cultura. L’Italia continua a essere in fondo alle classifiche per il rapporto abitanti – libri letti. Cosa voglio dire? Che la sopravvivenza e la ripartenza di questo settore dipende anche dalle scelte governative. Per esempio lo Stato potrebbe defiscalizzare al 100 per cento tutto ciò che viene investito a favore del settore. Un segnale doveroso e che permetterebbe una reazione forte. Importante però sarà anche l’atteggiamento di ognuno di noi»

Sta forse dicendo che la salvezza di questo importante settore dipende dal singolo cittadino? 
«Certo. Anzi di più. Credo sia anche una questione di radici culturali. Che più sono profonde e più rendono forti una regione e un Paese. Ma non solo. Mi auguro che in queste settimane molte persone abbiamo riscoperto il piacere della lettura o riflettuto sul fatto che andare a teatro non è poi così scontato. Pensieri che posso far nascere una nuova consapevolezza, la quale davvero aiuterà la ripartenza e la rinascita di questo settore».

Come Fondazione Cariplo, vi siete già fatti un’idea di quanto potrebbe essere il “salvagente” finanziario destinato al settore?
«In questo momento le cifre direbbero poco. Sarà importante vedere quando usciremo da questa emergenza. Posso però dire due cose: la prima è che manterremo le linee di finanziamento che Fondazione garantiva prima di questa crisi e la seconda è che le prime risposte le potremo già dare entro l’estate. Non escludiamo, senza entrare nei dettagli, di mettere in campo strumenti speciali oltre a quelli che già si conoscono».

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