Al Baff i “no” di Nada: «Mi danno forza le donne raccontate da Monicelli»

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BUSTO ARSIZIOMusica, teatro e cinema sono le arti che hanno avuto Nada come protagonista e per le quali nella serata di ieri, venerdì 17 settembre, ha ricevuto il premio speciale del Baff al Teatro Sociale di Busto. La cantante, dialogando con Steve Della Casa, direttore artistico della rassegna, ha raccontato – compresi i diversi “no” che ha dovuto dire – una carriera nella quale hanno avuto un ruolo cruciale Mario Monicelli e il suo “Speriamo che sia femmina”: il film, ha spiegato l’artista, descrive bene le donne forti della Toscana tra cui è cresciuta, modelli che l’hanno salvata dai pericoli del successo.

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L’incontro con la regista Costanza Quatriglio

Quando Nada scrisse l’autobiografia “Il mio cuore umano”, ne mandò una copia a Monicelli: «Fu così colpito che volle condurre la sua presentazione a Roma. L’evento fu anche l’occasione per incontrare la regista Costanza Quatriglio, che mi propose di farne un film e poi, in alternativa, un documentario. Era veramente presa, aveva una sua idea chiara in testa: l’opera fu molto rispettosa della mia storia. Due anni fa mi ha chiamato ancora per “La bambina che non voleva cantare”: ho accettato con un po’ di paura, andava a toccare la mia famiglie e persone che conoscevo. Ma mi sono fidata, e ho avuto ragione. Mi sono anche commossa quando l’ho visto: il film è bellissimo e coerente con il libro. Mi è piaciuto molto l’ approccio delicato della regista e la sua sensibilità».

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Athina Cenci in “Speriamo che sia femmina”

La proiezione di uno spezzone di “Speriamo che sia femmina” ha svelato ulteriori particolari del passato di Nada: «Il personaggio interpretato da Athina Cenci ricorda molto la signora che mi ha cresciuta, mia mamma non c’era perché sempre ammalata. La pellicola descrive molto bene la realtà del mio paese in Toscana: amavo quell’universo, da cui sono stata strappata a quattordici anni. Ma è ciò che mi ha salvata dai pericoli del successo, perché quando sei piccola non sai come relazionarti. Le donne erano molto coraggiose, si prendevano tutto sulle spalle e c’erano sempre. Tutte le volte che ho avuto paura di parlare con qualcuno, fare un’intervista o prendere una decisione difficile pensavo a loro e a quali prove, rispetto alle mie, avevano dovuto affrontare: avevano fatto la guerra e avevano tirato su da sole le loro famiglie».

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La telefonata a sorpresa di un premio Oscar

Come ha sottolineato Nada, a volte il successo è arrivato a distanza di tempo, a partire dalla telefonata ricevuta a sorpresa da un premio Oscar: «“Senza un perché”, uscito nel 2004, sembrava un singolo perfetto ma non l’ascoltò nessuno. Quando mi chiamò Paolo Sorrentino pensavo che mi avrebbe domandato di usare dei brani magari più famosi; invece chiese proprio quella canzone, che era una delle mie preferite. E non mi rivelò che cosa ne avrebbe fatto: era destinata alla webserie “The Young Pope”. Poi lo ringraziai per averla resa famosa ma fu lui a ringraziare me». E la situazione si è ripetuta per l’autobiografia “Il mio cuore umano”: «È stata scritta nel 2008 ed è stata trasformata in una fiction, diventando famosa, tanto tempo dopo. Ora spero – ha scherzato la cantante – di non dover attendere di avere cento anni per vedere il successo di altre mie opere».

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No ai revival

Oltre che della sua passione per il cinema – su tutti i film di Ingmar Bergman e Stanley Kubrick – Nada ha parlato anche di quella per la recitazione: «Mi ha aiutato molto quando a un certo punto, dopo essere diventata famosa giovanissima, ho sentito l’esigenza di staccare e dedicarmi ad altro. Il teatro è un’attività in un certo senso estraniante: permette di diventare qualche altra cosa che hai sempre desiderato ma che in realtà non sei. Mi ha dato un’altra forza e consapevolezza quando, dopo la pausa, ho ripreso con la musica». Tanti i “no” alle proposte per revival di due ore: «Non mi piace che si giochi così con le persone, è brutto. E come vengono presentati gli artisti, si dà l’impressione che sappiano a fare un’unica cosa. Preferisco cantare i miei classici in concerto e e intanto andare avanti con tanti progetti».

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L’anniversario del “Delia Cajelli”

Sono state le note delle canzoni “L’amore disperato” e “Ma che freddo fa” ad aprire accogliere il pubblico del Sociale tra cui c’erano la vicesindaco Manuela Maffioli, l’assessore Osvaldo Attolini e il consigliere Orazio Tallarida. Insieme a Della Casa, al presidente di BA Film Factory Alessandro Munari e al sindaco Emanuele Antonelli, sono saliti sul palco a introdurre la serata Gabriele Tosi, fondatore del Baff, e Luca Galli, presidente del Teatro Sociale. «Lavorate per il prossimo anno, sarà importantissimo», ha ricordato il primo cittadino di Busto. «Massimo Ghini mi ha detto che siete un pubblico meraviglioso, è la ragione per cui questa avventura continua da diciannove anni, anche se ne mancano ancora per raggiungere i centotrenta del “Delia Cajelli”». Galli ha illustrato l’evento in programma per l’anniversario: «Domenica 26 settembre ospiteremo “La Traviata”, proprio l’opera lirica che inaugurò nel 1891 il Teatro Sociale, con l’orchestra nella buca».

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