Giöbia, la preside Ferrario al sindaco di Busto: «Non autorizzi il falò di FdI al Tosi»

BUSTO ARSIZIO – «Le chiedo di non autorizzare la proposta di bruciare la Giöbia fuori dall’Ite Tosi il 29 gennaio». Così, in una lettera aperta al sindaco di Busto Emanuele Antonelli, la dirigente scolastica della storica “ragioneria” di viale Stelvio, la professoressa Amanda Ferrario, risponde alla provocazione di Fratelli d’Italia e Gioventù Nazionale, dopo lo stop imposto dalla preside del “Tosi” al tradizionale rogo del fantoccio nel cortile dell’istituto.

Amanda Ferrario BussettiE fornisce la sua versione dei fatti, con una lunga lettera aperta in cui chiarisce i motivi del “no” al falò della Giöbia a scuola. «Le tradizioni ci sono e vengono rispettate – precisa la dirigente, già consigliere del ministero dell’istruzione, università e ricerca quando era guidato da Marco Bussetti  – la festa dell’ultimo giovedì del mese è una festa cittadina cui chiunque può liberamente partecipare. Non una festa del Tosi». La prof. Ferrario rivendica la scelta “green” del suo istituto, dettata dalla «responsabilità», e non risparmia parole severe («fuori i cialtroni dalla Scuola») nei confronti di chi contesta la scelta, prendendosela in particolare con la politica che ha cavalcato il caso («tale Checco Lattuada») e, immancabilmente, con la stampa («pseudogiornalisti» per la Professoressa) che ha “osato” occuparsene. Anche se – consentiteci un inciso – a questo proposito, se si tratta di stabilire che cosa sia o meno cronaca, ci rifacciamo alle testuali parole della dirigente: «A ciascuno il suo ruolo».

La lettera aperta

Carissimo sindaco Emanuele Antonelli,

scrivo a Lei in quanto primo cittadino per chiederLe di non autorizzare la proposta, arrivata tramite social e qualche testata locale, da tale Checco Lattuada, di bruciare la Gioeubia fuori dalla scuola ITE Tosi mercoledì 29 gennaio 2020.

Sono la Dirigente del Tosi e, francamente, sono colpita dalle strumentalizzazioni politiche, dal giornalettismo spicciolo, dalla ricerca di sensazionalismi che hanno caratterizzato questa sterile polemica becera intorno a un episodio che non esiste. Riassumo brevemente i fatti semplicemente per ricostruire l’accaduto, ma il senso della mia lettera è un altro.
L’Associazione Noi del Tosi – non l’ITE Tosi – ha, per anni, bruciato il fantoccio a scuola il mercoledì precedente la Gioeubia con la collaborazione dell’istituto. Il mercoledì per non sovrapporsi alla tradizionale festa del giovedì in centro città. Quest’anno, per impegni che si sovrappongono, per un tema ambientale legato all’inquinamento atmosferico che, nell’ultimo mese specialmente, richiede maggiore impegno e collaborazione da parte di tutti per abbattere la soglia altissima degli agenti inquinanti e anche perché lo scorso anno il calore sprigionato dal falò ha crepato diversi vetri delle aule scolastiche con conseguente danno economico, la decisione – assunta da me in quanto rappresentate legale dell’istituto – è stata quella di non bruciare alcun fantoccio. L’invito, invece, rivolto agli studenti della scuola, è quello di pensare a momenti condivisi e partecipati per celebrare qualcosa di sentito.
A inizio anno ho sostenuto che non avrei giustificato alcuno sciopero sul clima, ma che, se il tema fosse risultato di interesse reale da parte degli studenti, avrei invece appoggiato e condiviso battaglie concrete. Parto da questo spunto per riflettere sul nodo cruciale della mia richiesta: negare l’autorizzazione a bruciare davanti a scuola un falò da parte di gente che nulla ha a che fare con la scuola e che della scuola non si interessa, se non per fare politica, ma quella senza la P maiuscola.
Il tema centrale è proprio questo: la scuola deve fare la scuola. Deve educare, insegnare, trasmettere, spronare al pensiero critico, far riflettere, discutere. La scuola deve fare il suo dovere, chiedendo sacrificio, dotando gli studenti di tutti gli strumenti necessari per muoversi nel mondo, generando competenze. Il Tosi questo lavoro lo fa benissimo. E, nella sua interezza, si muove come una comunità. Una comunità capace di prendere decisioni, di fare delle scelte, di dire dei no. Perché, a volte, con i no si cresce.

Il mio no è a queste strumentalizzazioni. Giù le mani dalla Scuola – questa sì con la S maiuscola – e fuori i cialtroni dalla Scuola. Ognuno impari a fare bene il suo mestiere. Impari a non sentirsi autorizzato a parlare di cosa deve o non deve fare la scuola solo perché – chissà quando – l’ha frequentata. Impari a capire che la scuola è fatta di professionisti. Docenti e personale ATA non solo preparati e competenti, ma anche capaci di prendere decisioni che non devono essere giustificate né – tantomeno – manipolate ad uso e consumo di pseudogiornalisti o, peggio, arrampicatori sociali.
Inutile invocare a gran voce le tradizioni. Le tradizioni ci sono e vengono rispettate. La festa dell’ultimo giovedì del mese è una festa cittadina cui chiunque può liberamente partecipare. Non una festa del Tosi. Le tradizioni significano radici, significano cultura. Una cultura che il Tosi fa quotidianamente con incontri, eventi, manifestazioni, occasioni culturali e di crescita rivolte a studenti, docenti, genitori e cittadinanza. Occasioni nelle quali non si sono mai visti questi sostenitori a tutto campo della tradizione locale. Occasioni per le quali i docenti e gli studenti spendono gran parte del loro tempo e lo fanno con passione e dedizione.
Inutile polemizzare sulla scelta “green” del Tosi. Si tratta di responsabilità. Non solo in tema ambientale, ma in tema di cittadinanza globale. Troppo facile strepitare da pulpiti virtuali urlando a gran voce frasi anche un po’ sgrammaticate. Troppo populista ergersi a paladini della “qualunque” perché chi “al vusa di più la vaca l’è sua”, per dirla con questi bustocchi doc. La responsabilità del futuro passa dalla scuola. Facile riflettere sul clima il venerdì dello sciopero. Difficile scegliere di contribuire fattivamente. Ad esempio, non contribuendo a bruciare falò che inquinano, magari smettendo di fumare, sicuramente facendo la raccolta differenziata davvero, usando i cestini in città, prendendo l’autobus o la bicicletta se si può evitare la macchina, abbassando un po’ il riscaldamento nelle case. Una goccia nel mare? Certo, se rimane una goccia. Ma se le gocce fossero un po’ di più, forse, potremmo sviluppare una coscienza collettiva, che è quella che ci manca.
E la scuola? Questo fa la scuola. Prende posizione. Educa. Sceglie. Sceglie di lasciare fuori la politica dalle aule. Quella dei partiti. E di insegnare il Polemos, che, come ci insegna Eraclito, è padre di tutte le cose. Al Tosi questo si fa. Se c’è una scuola che sa fare bene il suo lavoro, beh, caro Sindaco, me lo lasci dire, è il Tosi. E sa perché? Perché il Tosi è una comunità che cresce, vive, lavora, discute ed è capace di riflettere criticamente, di condividere scelte, di fidarsi del ruolo di ciascuno.
Io ho preso posizione. In linea con le scelte – condivise – in tema ambientale, ma anche educativo e di crescita, ho deciso che il Tosi non brucerà nessun falò. Chiedo dunque a Lei, in qualità di primo cittadino, di non autorizzare nessun falò fuori da scuola, tra l’altro in un giorno che nulla ha a che vedere con la tradizione. Non ho nessuna intenzione di farmi strumentalizzare, né che questo accada al Tosi, da un signor qualunque che si interessa di scuola solo estemporaneamente e solo per i suoi scopi personali.
Invito tutti a riflettere su questo. Investire sulla scuola non significa dare semplicemente più soldi. Significa riconoscerle il ruolo fondamentale di crescita che riveste per il nostro futuro. E in quanto tale sostenerla, non usarla. Averne rispetto, non strumentalizzarla. Averne cura, non attribuirle i mali del mondo intero. La scuola è l’unico vero motore di sviluppo. E, me lo si consenta, è stanca di essere giudicata da chi non è competente per farlo. A ciascuno il suo ruolo. Impariamo tutti un po’ di umiltà.
Il dirigente scolastico
Amanda Ferrario

busto tosi preside giöbia – MALPENSA24