Guerra Ucraina, a Varese il vescovo di Donetsk. «Un giorno è come un’eternità»

VARESE – È venuto in provincia di Varese per dire grazie, ma anche per portare la sua testimonianza e raccontare come vivono le persone nei luoghi che da oltre un anno sono teatro della guerra in Ucraina. Alla Brunella ha fatto tappa oggi, sabato 25 marzo, monsignor Maksym Ryabukha, vescovo ausiliare di Donetsk (nel video sotto l’intervista). «Serve un intervento internazionale per fermare la guerra – dice – l’attesa fa morire ancora più gente: per noi un giorno è come un’eternità».

Territorio per metà occupato

Monsignor Ryabukha è il vescovo ausiliare dell’Esarcato (l’equivalente delle diocesi italiane) di Donetsk, nel Donbass, che comprende quattro regioni. Luhansk, quasi tutta occupata dai russi, Donetsk (occupata per metà), Zaporizhia (stessa situazione) e Dnipro, libera dai russi ma oggetto di bombardamenti nell’area vicino al fiume. Un territorio in ampie parti inaccessibile per il religioso ucraino, che continua la sua azione di vicinanza alla gente nelle aree rimaste libere. «Non posso fisicamente entrare nei territori occupati – racconta – i russi mi chiamano “il capo dell’organizzazione terroristica” perché da salesiano lavoravo coi giovani e negli anni scorsi organizzavo campi estivi al mare per i ragazzi ucraini residenti nelle zone di guerra e a loro questo faceva tanta rabbia».

La guerra e la solitudine

Ad accompagnarlo nella sua visita a Varese Padre Volodymyr Misterman, responsabile della comunità cattolica ucraina di rito bizantino a Gallarate, Varese e Meda. «Di fronte all’impotenza del male la solitudine è ancora più dolorosa dei bombardamenti che puoi vivere: le persone si sentono dimenticate e da sole», racconta spiegando come in Ucraina si stanno vivendo questi tempi difficili. «La vita degli ultimi mesi è faticosa non solo al fronte ma è molto pesante anche nel mondo civile. I russi stanno bombardando tantissimo gli ambienti civili con la gente semplice che non c’entra nulla con gli eventi bellici».

A sinistra Padre Volodymyr Misterman, a destra Mons. Maksym Ryabukha

Intervento internazionale

«Ogni sera – confessa monsignor Maksym – aspettiamo il messaggio del presidente con cui ci dirà che la pace è tornata nel nostro paese». Una speranza che per ora sembra lontana dal realizzarsi: il suo invito è dunque indirizzato a tutta la comunità internazionale. «Ognuno ha la responsabilità di fermare questo male: tra Ucraina e Russia da sole non si risolverà il problema». Poi esprime parole di apprezzamento per il discorso del premier Giorgia Meloni alla Camera diventato virale in Ucraina. «Se noi ci fermiamo consentiamo l’invasione dell’Ucraina», aveva detto il presidente del consiglio in merito all’invio di armi al paese guidato da Zelensky. «Non solo non diamo le armi all’Ucraina, ma prima ancora togliamo le armi alla Russia», commenta il vescovo ausiliare di Donetsk.

Un aiuto da Gallarate

Oltre a portare la sua testimonianza la sua visita in provincia di Varese ha avuto prima di tutto lo scopo di ringraziare le comunità locali per il supporto dato fin dal febbraio 2022 con l’accoglienza dei profughi in fuga dal guerra. Grazie alla Parrocchia di San Paolo di Sciarè di Gallarate, che ha promosso una raccolta fondi per la Quaresima, è stato inoltre possibile sostenere la realizzazione di un punto di ristoro a Pokrovsk, nel Donbass. Un luogo dove le persone possono ricevere cibo, accoglienza e comunità. «Voi state facendo delle cose che danno la sicurezza e il senso di vita anche oggi – è il suo messaggio rivolto a chi sta dando un supporto dall’Italia – ci aiutate affinché la vita non si fermi».