«I social non bastano, viva gli oratori»: il libro di don Alberto, prete influencer

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BUSTO ARSIZIO – «Fare le cose sui social non significa solo smanettare un po’. Sono relazioni: la parola diventa essenziale, ti serve per comunicare anche su TikTok». Don Alberto Ravagnani, “prete youtuber”, se ne è servito per raccontare sulla carta la sua esperienza a Busto negli ultimi tre anni, «in modo che potesse essere proposta ai ragazzi che incontro tutti i giorni». Il romanzo “La tua vita e la mia” è stato presentato ieri, martedì 15 giugno, ai Molini Marzoli in un incontro introdotto da Manuela Maffioli, vicesindaco e assessore alla Cultura, che ha visto il suo autore dialogare con la giornalista Chiara Milani sui giovani e sul significato dell’amicizia.

Federico e Riccardo

Protagonisti della storia sono due adolescenti, Federico (nessun riferimento alla discussione con il rapper Fedez, la creazione del personaggio è precedente) e Riccardo, molto diversi tra loro: mentre uno proviene da una famiglie benestante ed è il classico bravo ragazzo che frequenta l’oratorio, l’altro è invece “il cattivo” proveniente dalla periferia, con un vissuto turbolento e una famiglia disagiata. Si scontreranno, per poi incontrarsi e diventare amici. In tutta questa vicenda c’è anche un sacerdote, don Andrea, e sullo sfondo una città con molti richiami a Busto, un crocevia di tante storie: «Il primo amore non si scorda mai: mi sto affezionando sempre più a persone, luoghi e ambienti» ha raccontato il sacerdote di origini brianzole, che ha realizzato la sua prima diretta YouTube il 14 marzo dello scorso anno.

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I social hanno cambiato gli standard

«Più che screditare o inficiare la parola, i social – ha osservato don Alberto – hanno cambiato gli standard. Forse cinquant’anni fa le prediche erano più lunghe, ora la comunicazione deve essere breve ed efficace, con un messaggio chiaro. Le storie che leggevo da piccolo nei libri mi hanno permesso di recuperare categorie, parole e immagini per poi raccontare le mie: se non l’avessi fatto mi mancherebbero parti del mio vissuto. Oggi, però, vedo che c’è molta difficoltà a esprimere ciò che si prova interiormente: se uno sta male e non ha parole per comunicarlo è chiaro che poi esplode». Un ostacolo può anche essere la vergogna a chiedere scusa: «Un sentimento atavico, che nasce quando siamo troppo attaccati a noi stessi, al pensiero che gli altri hanno di noi. Ci aiuta l’amore, mettere la vita dell’altro davanti alle nostre paranoie. Le amicizie sono grandi scuole per superarla».

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Gli oratori come cerniera

«Non bastano i social, c’è bisogno di relazione», ha aggiunto don Alberto. «Il mio oratorio si sta riempiendo perché coloro che lo frequentano si sentono felici, amati. La posta in gioco è alta e la percezione della mia missione mi ha cambiato». Come ha osservato nella sua attività di educatore, il persistere di una disparità tra alcuni ragazzi e altri è evidente, ed è necessario ricomporla: «Benestanti e disagiati, famiglie ricche e povere: negli oratori c’è spazio per tutti, sono come una cerniera. Faccio fatica a pensare altri ambienti che propongano la stessa cosa, dove i giovani trovino persone che li aiutino a stare insieme nonostante le differenze». Più che l’origine o la provenienza, spesso il problema sono la diffidenza e il pregiudizio dei più bravi verso quanti lo sono di meno, che talvolta sono però vittime di comportamenti o contesti negativi: «Manca l’incontro con uno sguardo buono nei loro confronti. Se nessuno offre loro una mano tesa è chiaro che non cambieranno in meglio. Dove altro c’è questa possibilità?»

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La prima presentazione del primo libro

Alla luce della sua importanza, al terzo appuntamento di BA Cultura per l’Estate sono stati riservati i Molini Marzoli: «Una sala che è mancata a tutti noi, così come ci è mancata la cultura», ha commentato Maffioli. «All’indomani della zona gialla siamo ripartiti con la poesia, BA Book e il Festival Fotografico Europeo scorgendo in fondo al tunnel. E l’estate 2021 non poteva essere priva di cultura: abbiamo investito in espedienti tecnologici ma non possono eguagliare le emozioni e la condivisione che può dare la fruizione dal vivo di mostre, letture e musica». Ringraziando don Alberto per aver scelto Busto per presentare in anteprima assoluta il suo libro, arrivato da Ubik ieri mattina, la vicesindaco ha sottolineato: «A Busto c’è tanta cultura. Noi però scommettiamo anche che sia alta: un impiego intelligente del proprio tempo libero, risocializzazione, ma anche elevazione e arricchimento. Caratteristiche che questo evento riunisce in sé: a Busto la cultura è una cosa seria, perché ne percepiamo tutti i significati».

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