Il candidato Almasio a gamba tesa: «Fagnano Tricolore è la lista della torre»

fagnano olona torre almasio stevenazzi

FAGNANO OLONA – «E’ la lista del capannone». Appena presentata, Fagnano Tricolore è già stata battezzata. Con due parole e sulla pubblica piazza di Facebook. E la parola “capannone” fa riferimento alla controversa vicenda della Torre di via Fratelli Cervi. Questione che ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’amministrazione Catelli. E che di colpo torna fuori in questo avvio di campagna elettorale, che promette di essere rovente pur candendo sul finire dell’estate e l’inizio dell’autunno.

Almasio non le manda a dire

A battezzare Fagnano Tricolore la “lista del Capannone” è stato nientepopodimeno che il candidato sindaco del centrodestra Luciano Almasio, al quale, forse per la stizza, gli è pure scappata una “p” di troppo. Motivo? Semplice: tra i candidati con Piera Stevenazzi c’è Alberto Farè, figlio di Marco (non l’architetto progettista della Torre) e nipote di Rosaldo. Ovvero la famiglia di imprenditori proprietari dell’azienda della torre.

La reazione di Almasio, una vera bomba, ma anche la presenza di Alberto Farè mettono a nudo ciò che fino ad ora è rimasto più o meno tra le righe. Anzi ha covato sotto la cenere. Ovvero: che la lista di Fagnano Tricolore altro non è che il gruppo consigliare che si è arroccato e ha difeso, fino alla “morte” dell’amministrazione Catelli, l’intervento di via Fratelli Cervi. Certo non solo quello, ma anche quello. E che la discesa in campo di Stevenazzi, Fasolino e Guaglianone ha un’obiettivo ben preciso: difendere l’operato dell’ex amministrazione e dimostrare che chi ha “tradito” sta dall’altra parte del centrodestra.

Altro dettaglio curioso poi è che in lista con Lega e Forza Italia ci sarà Nicola Guarino, ovvero uno dei residenti delle abitazioni vicino all’azienda in questione e punto di riferimento del Comitato di cittadini che si era opposto all’intervento.

Vincere o far perdere?

La reazione di Almasio invece, tradisce la delusione (o la rassegnazione) per la spaccatura del centrodestra. Perché in Lega e Forza Italia c’era la convinzione che, uniti, una volta nascosti gli attriti sotto il tappeto, si sarebbe potuto giocare per la vittoria. E invece i “Fratellini” hanno rotto le uova nel paniere, scompaginato lo scacchiere anche al costo di aver perso il simbolo. E se l’obiettivo dichiarato è “vincere”, quello inconfessabile è “far perdere leghisti e forzisti”. Insomma un regolamento di conti politici.

E ora, piaccia o non piaccia, la polveriera del centrodestra, oltre che spaccata, sta andando a fuoco. Fiamme che solo una vittoria o un ottimo risultato alle urne potrà spegnere. Davanti però, ci sono le prossime settimane di campagna elettorale. E se il buongiorno si vede dal mattino, saranno pirotecniche e al veleno. Giusto per non smentire la tradizione politica sotto il cielo fagnanese.