Provincia, buco milionario o invenzione del centrosinistra?

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Concentrati sulle notizie e gli sviluppi dell’epidemia da coronavirus, com’è logico che sia, passa in secondo piano la soluzione del clamoroso buco contabile della Provincia di Varese. Una somma enorme, 51 milioni di euro, che ha portato l’ente sull’orlo del default e, quindi, al salvifico pre-dissesto. Ma anche una somma che non rispecchierebbe la reale situazione finanziaria di Villa Recalcati, gonfiata strumentalmente dal centrosinistra, negli anni in cui ha avuto in mano il timone, con lo scopo di screditare chi l’aveva preceduto, cioè il centrodestra e, per esso, il leghista Dario Galli, prima presidente e poi commissario in attesa che la legge Delrio mandasse al macero le Province. Le quali, come si sa, sono rimaste in una sorta di limbo per effetto del referendum costituzionale voluto e perso da Matteo Renzi e, oggi, governate da vertici eletti dai sindaci e dai consiglieri comunali, non dai cittadini.

Dopo avere affermato che sarebbe auspicabilissimo il ritorno al voto popolare di enti intermedi tra la cosiddetta base (Comuni) e le istituzioni di più alto livello (Regione, Governo), torniamo sulla notizia data martedì 24 in conferenza stampa dall’attuale presidente – che è anche primo cittadino di Busto Arsizio – Emanuele Antonelli. In sintesi: ci sono voluti soltanto un paio di anni per coprire il disavanzo rilevato dal Partito democratico e dai suoi alleati e, per il quale, la Corte dei conti aveva avallato un piano di rientro trentennale. Non abbiamo gli strumenti per addentrarci in particolari tecnici, che forse nemmeno tutti gli addetti ai lavori hanno compreso. Possiamo però sottolineare che anche ai più sprovveduti non passa inosservato il fatto che il passivo non dovesse essere come ce l’hanno raccontato quelli di sinistra. Al punto da ritenere che abbiano calcato la mano per farsi belli con le presunte inadempienze e imperizie di altri, fino a credere che il “buco” non sia mai esistito, perlomeno nell’entità proposta.

C’è chi parla di artifici contabili, di trucchi sulle uscite e sulle entrate, di crediti non esigibili confusi con esigibili, di scelte surrettizie per far credere una cosa per un’altra. Fatto sta che il profondo rosso, almeno fino a prova contraria, è stato risolto dall’attuale amministrazione quasi in un amen. Tanto che il centrosinistra ora cerca di spiegare, meglio, di giustificare il cinema che, da diversi anni a questa parte, ha messo in piedi a livello amministrativo e, soprattutto, politico. A meno che ci vengano a dire: signori, abbiamo scherzato. Ma con una scia di scorie pesantissime sulla credibilità dei loro avversari, bollati come incapaci e, sotto sotto, come scorretti, se non addirittura intellettualmente disonesti.

Merito dunque ha chi ha risolto la questione. Benché sia facile immaginare che siano in tanti, ora, a mettere il cappello su un successo amministrativo che, per quanto possiamo sapere, è tra i più significativi di questi ultimi anni. Antonelli, lesto a cucirsi addosso la medaglia. La Lega, Forza Italia e tutti coloro che hanno contribuito a risolvere il rebus finanziario, veloci nel rivendicare ruoli decisivi. Chiunque sia il “più bravo” ne trae giovamento la Provincia, ora avviata a una navigazione più tranquilla, con la possibilità di tornare a investire in modo consistente e, manco a dirlo, a garantire i servizi per la cittadinanza. E scusate se è poco. Alle viste ci sono le prossime elezioni del mese di marzo, quando sindaci e consiglieri comunali del Varesotto decideranno a chi dare le chiavi di Villa Recalcati. Dentro la quale, sempre per effetto dalla Delrio, Emanuele Antonelli rimarrebbe presidente anche nell’eventualità in cui cambiasse la maggioranza. Ma Antonelli fa la sfinge: non ha ancora detto quali sono le sue intenzioni, se ricandidarsi oppure no. Un traccheggio, un tirare in lungo che un po’, piaccia o no al nostro riottoso amico sindaco bustocco, appanna un risultato davvero importante per la politica, di solito esposta al fuoco incrociato dell’universo mondo. E stavolta promossa magna cum laude.

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