A Busto Legambiente boccia il piano 2047 di Neutalia: «L’inceneritore va chiuso»

BUSTO ARSIZIO – «Piano industriale, per noi è No». Dal Circolo di Legambiente BustoVerde e dagli Amici del Parco Alto Milanese, all’indomani della ripresa degli incontri con gli stakeholder da parte di Neutalia, arriva una sonora bocciatura del revamping dell’inceneritore e del maxi-piano da 100 milioni di euro di investimenti messo a punto dalla società costituita da Agesp, Amga e Cap Holding con l’orizzonte del 2047. «L’economia circolare? In gran parte funzionale all’incenerimento dei rifiuti – secondo il Cigno Verde di Busto, rappresentato da Paola Gandini, e gli Amici del PAM, per voce di Giordano Colombo – sarebbe meglio chiudere definitivamente l’impianto di Borsano e riconvertire l’area bonificata ad attività di recupero e riciclo dei rifiuti. Dubbi anche sul collegamento con le reti di teleriscaldamento: «Avremmo preferito che i fondi del PNRR fossero investiti per aumentare le energie rinnovabili nei comuni».

La nota di Legambiente e Amici del PAM

Con la ripresa degli incontri organizzati da Neutalia con gli stakeholder riteniamo opportuno fare il punto della situazione. Nell’ambito del procedimento partecipativo organizzato da Neutalia per raccogliere suggerimenti e proposte al piano industriale di avvio e di sviluppo dell’impianto di Borsano, il Circolo Legambiente BustoVerde e l’Associazione Amici del Parco Alto Milanese non hanno fatto mancare richieste, proposte e suggerimenti, critiche. Gli incontri sono stati organizzati su piano di sviluppo e benefit e sul Piano Industriale 2022-2047 con regole di confronto anche fin troppo ingessate che, forse, hanno impedito un’ampia partecipazione di pubblico. Agli incontri, sostanzialmente, è stato presentato un revamping dell’impianto di termovalorizzazione ed alcune strategie di coordinamento tra siti dedicati all’economia circolare sul territorio che per ora sembrano essere più ipotesi che realtà. Il tutto tradotto in investimenti per 100 milioni di euro, di cui 24 milioni solo di manutenzione straordinaria dell’inceneritore. Una spesa, quest’ultima, pari a circa 4 volte il valore attribuito all’impianto, a dimostrazione della gestione difficile e complicata degli ultimi anni che avremmo voluto si concludesse con la chiusura dell’impianto. Diciamo subito che il piano industriale che si basa su cinque pilastri – circolarità, sostenibilità, territorio, innovazione, collaborazione – non ci vede favorevoli.

Sulla circolarità ad esempio, evidenziamo la mancanza di autentiche iniziative di economia circolare se non con una visione di circolarità diffusa che lascia all’impianto di Borsano il trattamento dei rifiuti subalterni all’incenerimento. I nuovi impianti a monte dell’inceneritore servono per pretrattare il rifiuto da alimentazione del forno, mentre i nuovi impianti a valle servono a ridurre i residui della combustione e a non disperdere parte dell’energia prodotta. Quindi il piano industriale è, per la gran parte, finalizzato a incenerire rifiuti. Se esiste una responsabilità di questo stato di cose, è principalmente da imputare alle amministrazioni locali che hanno votato a favore della continuità dell’attività di incenerimento, senza ascoltare i propri cittadini, senza discutere con loro, senza accogliere le istanze di chi è più esposto agli inquinanti di questa attività industriale, evitando la partecipazione e limitandola alla presentazione di osservazioni scritte in 12 giorni dal deposito di centinaia di pagine di documenti. Mentre sulla territorialità, vengono promesse iniziative di implementazione della raccolta differenziata dei rifiuti e di educazione alla differenziazione, che sono già compito delle società che fanno parte di Neutalia. Dal punto di vista energetico avremmo preferito che i 15 milioni di euro del PNRR fossero stati investiti per aumentare le energie rinnovabili nei comuni e non per il teleriscaldamento alimentato ancora una volta dal calore dell’impianto che, così facendo, prolunga la vita dell’inceneritore di altri decenni. E, data la sovrabbondanza di capacità lombarda di incenerimento, con termovalorizzatori già esistenti a tecnologia già più moderna ed efficiente, sarebbe meglio chiuderlo definitivamente e riconvertire l’area bonificata ad attività di recupero e riciclo rifiuti, nell’ottica di economia circolare.

Su innovazione e sostenibilità, francamente ci pare che si rimandi a un futuro tutto da costruire ingessando i comuni del territorio in una attività che di sostenibile non ha nulla. Ricordiamo che per il Regolamento di Tassonomia europea l’incenerimento è considerato dannoso per l’ambiente e quindi per la salute umana ed escluso dal finanziamento dei fondi PNRR e che la distruzione di materia diversamente recuperabile è in direzione opposta alla transizione verso l’economia circolare. Molti dubbi rimangono anche sulla sostenibilità economica del piano industriale e su come Neutalia rientrerà da un investimento di tale portata, specie se pensiamo che la tariffazione dei rifiuti urbani è calmierata e vincolata da Arera. Il problema non è solo quello di un eventuale ripianamento dei debiti, ma anche che non vengono date certezze ai cittadini e garanzie sugli ingenti investimenti da 100 milioni di euro e sulla loro restituzione. Sulla collaborazione mancano l’interpretazione dei bisogni della comunità locale ed una vera trasparenza, considerato, per esempio, che sono stati taciuti i costi relativi alle ricadute sull’ambiente e sulla salute delle persone, costi sociali che pesano sulla collettività e andrebbero valutati e dichiarati, le garanzie in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi e le modalità di esecuzione del tracciato del teleriscaldamento. Per questi motivi chiediamo che i soggetti coinvolti in questa operazione di revamping dell’inceneritore di Busto Arsizio guardino al futuro dei loro cittadini e si orientino verso la sostituzione di questo impianto con più innovative imprese di economia circolare.

busto arsizio Legambiente Neutalia – MALPENSA24