Assolto dall’accusa di omicidio, il figlio è morto per la sindrome del cuore infranto

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MILANO – È stata la “sindrome del cuore infranto” a uccidere Gianluca Colleoni, 48 anni, tossicodipendente, e non i colpi inferti da suo padre con un pestacarne, il 9 dicembre del 2019 nella loro casa di Muggiò, in Brianza. Lo ha deciso ieri sera, 20 aprile, la Corte D’Appello di Milano, che ha assolto dall’accusa di omicidio Mario Colleoni, 75 anni.

La sentenza

Secondo quanto emerso durante la fase processuale di secondo grado, a spegnere la vita dall’uomo con conclamati problemi di droga e gioco d’azzardo, è stata la sindrome di Takotsubo, provocata dalla cocaina, che gli ha causato un fatale arresto cardiaco.

La vicenda

La mattina del 9 dicembre di tre anni fa il 48 enne era appena tornato a casa dopo una notte di presunto sballo, con l’auto danneggiata a causa di un incidente stradale. Esasperato per le continue condotte del figlio, Mario Colleoni lo aggredì verbalmente e tra i due ci fu una accesa discussione, culminata in almeno quattro colpi alla testa, sferrati dall’uomo al figlio. Fu lo stesso 75 enne a telefonare al 112 dicendo di aver ucciso il figlio, e i carabinieri lo arrestarono con l’accusa di omicidio. Per lui il giudice decretò i domiciliari e, in primo grado, fu condannato in abbreviato a tre anni per aver causato la morte del figlio seppur non volontariamente. L’autopsia non aveva però rilevato alcun trauma cranico o frattura, tali da provocarne la morte, ma una grave aritmia cardiaca come unica causa del decesso. E’ stato quindi il processo di secondo grado a cristallizzare che Mario Colleoni non abbia avuto in realtà alcuna responsabilità nella morte del figlio, portandolo all’assoluzione “perché il fatto non sussiste”.

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