Cento giorni fa il primo caso ufficiale, ma il virus circolava da mesi

A MILANO UN DONATORE DI SANGUE SU 20 AVEVA GLI ANTICORPI GIA' PRIMA DELLA PROCLAMAZIONE DELL'EMERGENZA

Come era prevedibile: dopo l’emergenza (ammesso che sia finita) infuria – insieme alla crisi economica – anche la polemica. Al di là dell’Atlantico, il tycoon Donald Trump tuona contro Cina e Organizzazione mondiale della Sanità. Nel nostro Paese, scattano le prime manette: questa mattina a Palermo è stato arrestato per corruzione Antonino Candela, coordinatore per l’emergenza coronavirus della Regione Sicilia. E, sullo sfondo, grandi proclami di sostegni economici, ma nella realtà quotidiana milioni di lavoratori, artigiani, piccoli imprenditori, commercianti ecc. che non sanno se e come riusciranno a sbarcare il lunario nei prossimi mesi.

Eccolo il quadro desolante a 3 mesi dall’inizio della pandemia in Italia. Ma ciò che emerge adesso lascia ulteriormente perplessi. Il virus che provoca il covid-19 stava circolando a Milano già diverse settimane prima dl 21 febbraio. Oggi si scopre infatti che ad inizio epidemia 1 donatore di sangue su 20 aveva già sviluppato gli anticorpi, percentuale quasi raddoppiata i primi di aprile. Ciò significa che un donatore su venti aveva già contratto ed era guarito dalla malattia. La conferma arriva dal Policlinico di Milano, che ha fatto uno studio sui donatori di sangue. Ed è la conferma scientifica di ciò che sospettavamo e che abbiamo avanzato in queste settimane: e cioè che nell’area metropolitana di Milano (e non solo lì) era già presente un mondo sommerso di persone contagiate che avevano sviluppato i sintomi influenzali all’inizio dell’inverno, quindi molto prima che che la malattia venisse conclamata e “battezzata” con il nome di covid.

Come ben sappiamo, infatti, il coronavirus è un agente patogeno che esiste da sempre. E da sempre provoca influenza, in forme certamente meno gravi rispetto a quella attuale. Lo studio sierologico del Policlinico dice anche un’altra cosa e cioè che siamo ben lontani dall’immunità di gregge. Inevitabilmente, la quarantena ha bloccato il diffondersi dell’infezione, riducendo – come previsto – i contagi e quindi l’immunità della gran parte della popolazione, la quale continua quindi a trovarsi esposta.