Le pagelle del Direttore Fabio Ravezzani: “5,5 alla Juve, 5 all’Inter e 4,5 al Milan”

 

La ripresa del calcio. La bagarre tra le istituzioni calcistiche e il Governo. Il futuro di Inter, Milan e Juve. E i voti alla loro stagione. Ne abbiamo parlato con il Direttore Fabio Ravezzani.

Fase2 del calcio impantanata: dopo le parole di Spadafora, qual è lo scenario delle responsabilità?

Ci sono diversi protagonisti che mi sembrano più interessati al loro tornaconto che non al bene del calcio. L’unico che secondo me si sta muovendo in una direzione di responsabilità è Gravina. C’è il Ministro dello Sport che ne sta facendo una questione politica, di compiacimento del proprio elettorato. Anche il Presidente del Coni sta rispondendo a logiche elettorali per farsi rieleggere grazie al consenso degli altri sport. Poi abbiamo i diretti interessati, depositari della sacralità del calcio, che hanno avuto atteggiamenti ondivaghi. La sensazione è che si muovano in un certo modo solo per avere più soldi. Questa farsa non può che portare a una confusione generale che sta facendo fare al paese una figuraccia. Ognuno ha lavorato per il proprio tornaconto personale.

Le partitelle “furbette” della Lazio, come le ha definite Spadafora, possono alimentare il partito di chi dice no alla ripartenza del calcio?

A mio avviso il problema non è partire o no. Non sono d’accordo con quelli che dicono come Moratti sospendiamo questo campionato e prepariamoci bene per il prossimo, per non rovinarlo. Se non hai un protocollo elastico al 18 maggio non ce lo puoi avere neppure a settembre. Tutto questo ce lo porteremo appresso per uno o due anni. Cosa facciamo? Il punto è come ripartire. Nel frattempo se le cose dovessero migliorare si potranno fare ulteriori ragionamenti, rispetto ad esempio alla presenza del pubblico, ma intanto serve un protocollo elastico per tornare a giocare in sicurezza. In questa situazione era evidente che servissero idee chiare, serietà: invece noi stiamo facendo una figura barbina. In Germania sono stati più seri di noi e infatti ripartono con un ptotocollo.

Ha senso fare però un parallelismo con un sistema, quello tedesco, che in caso di nuova ondata di contagi potrebbe contare su un numero di posti di rianimazione 5 volte superiore ai nostri?

Bisogna essere coerenti. Se c’è un rischio contagio, esiste per tutti i settori. Abbiamo avuto aziende come i supermercati e gli autotrasporti che hanno lavorato durante la chiusura e non risulta che i loro sindacati abbiamo denunciato un particolare picco di contagio nelle loro categorie. È accaduto tra i medici, non tra cassieri e autotrasportatori. Non si può decontestualizzare il calcio da tutto il resto. Prendiamo l’esempio dei ristoranti. I ristoratori hanno contestato il protocollo, ritenuto inattuabile, rispetto alla misura dei 4 metri di distanza dei tavolini, raggiungendo, con degli accorgimenti tecnici, l’accordo del metro di distanza. Perché non lo si può fare anche con il calcio? C’è un protocollo non attuabile: ragioniamo per renderlo attuabile nel rispetto della sicurezza.

Tornando al campo di calcio, la scelta di Rangnick al Milan continua a non convincerla?

Come si dice: sfortunato quel paese che ha bisogno di eroi. E dunque sfortunato quel club che ha bisogno di una scommessa, di un eroe, anziché di un programma. Stanno facendo una scommessa con un allenatore dalla carriera modesta. Uno che in Germania ha fatto più o meno quello che ha fatto Gasperini in Italia. Mi sembra il classico tentativo di trovare l’oro nella paglia.
L’ obiezione che si muoveva a Giampaolo era precisa: cosa ha vinto in carriera per meritare la panchina di una delle società più importanti d’Italia? La risposta è sempre stata niente. Di Rangnick dobbiamo dire la stessa cosa: mi pare uno inespresso. Diffido molto anche dagli allenatori che vogliono carta bianca. Arriva tra lo scetticismo generale in una società con molti stranieri e che quindi non conoscono neppure le dinamiche del calcio italiano. Hanno preso Mourinho? No, un 61ene tedesco che non conosce quasi nessuno.

Reparto del Milan che più necessita di un intervento?

Come mi diceva il mio amico Cesare Maldini quando davanti hai un attaccante che fa gol, hai già risolto parecchi problemi. Con Piatek spumeggiante il Milan aveva fatto una rimonta clamorosa. Sarebbe il caso che il Milan per la prima volta dopo 10 anni torni a prendere una grande punta. Dopo Ibra il migliore è stato Bacca: ho detto tutto. Il problema è che qui in molti si sono esaltati anche per attaccanti come André Silva e Cutrone. Evidentemente qualcosa non ha funzionato. E c’è inoltre una disorganizzazione inquietante.

Che voto darebbe alla stagione sin qui giocata da Juve, Inter e Milan?

Darei 5,5 alla Juve, 5 all’Inter e 4,5 al Milan.
La Juve ha perso la Supercoppa, ha solo un punto di vantaggio sulla seconda e ha perso l’andata di Champions a Lione.
L’Inter è terza, in Champions ha fatto grossomodo il percorso dell’anno scorso e ha perso gran parte degli scontri più importanti.
Del Milan faccio fatica a ricordare una partita entusiasmante giocata contro una grande squadra e ha anche perso male entrambi i derby.

Al Milan prenderebbe una grande punta, alla Juve e all’Inter invece dove interverrebbe?

Nella Juve la lacuna secondo me è la nuova filosofia di Andrea Agnelli. Hanno ingrossato i costi in modo esponenziale andando su giocatori esperti molto costosi. Una filosofia
avviata con Higuain e proseguita con Cristiano Ronaldo. Ma poi i risultati non ci sono stati perché la Champions, il grande obiettivo, non è stato raggiunto. Dell’Inter invece ho condiviso quasi tutto. La forza è però anche il limite: un allenatore molto emotivo che dà la scarica di adrenalina quando tutto va bene, quando va male invece è sempre alla ricerca di alibi e questo non va bene. Manca secondo me un giocatore in mezzo, un centrocampista di grande spessore. Brozovic è forte, ma non basta. Manca uno alla Lothar Matthaus. Eriksen non mi ha convinto. In attacco c’è una grande coppia, ma il rebus è Lautaro. In prospettiva l’Inter per progettualità delle tre è quella più interessante.

I Flop della stagione?

Piatek al primo posto. Tutti si aspettavano che facesse una grande stagione e invece quando è stato venduto per 25 milioni, la cessione a quelle cifre è stata presa come un capolavoro, giustamente.
Rabiot, altro flop, è stato pagato tantissimo, ma non ha dato alcun tipo di contributo.
Dzeko si è fatto fare un ingaggio enorme, ma ha reso meno di quanto ci si aspettasse.

I Top della stagione?

Immobile per tutti i gol che ha fatto.
Gasperini che ha riproposto l’Atalanta a livelli altissimi, addirittura meglio dello scorso anno.
E poi direi Lautaro: con lui in forma l’Inter stava volando.

Fabio Ravezzani Pagelle-MALPENSA24