La guerra fa (sempre) paura

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di Gian Franco Bottini

Per la vicenda ucraina i Governi e le organizzazioni mondiali convocano riunioni urgenti a raffica. Per non essere da meno, gli amici Umarells, che il covid pareva essere riuscito a domare nella loro verve critica, ci hanno sorpreso con una loro riunione urgente, convocata dal Presidente con voce emozionata. Per la verità si è poi scoperto che il promotore era stato il Sempreverde, leghista d’antan, che, per mascherare la sua tensione, appena incontrati gli amici aveva cercato, maldestramente, di fare dell’ironia affermando di aver sollecitato l’incontro per aver letto di manovre militari dell’esercito svizzero in zona luinese e, rammentando la tecnica di Putin per invadere l’Ucraina, di temere una invasione rossocrociata per la conquista dello storico mercato di Luino.

Mandato repentinamente a quel paese dal Presidente, che “su queste cose non si scherza”, il Sempreverde si era scusato dicendo di essere invece molto arrabbiato e preoccupato per i tanti amici che lui ha in Ucraina, un Paese che per frequentazioni di lavoro conosce molto bene. “Adesso va dal tuo Salvini e chiedigli cosa pensa del suo idolo Putin!” era stato l’assalto rabbioso dell’Avvocato, al quale il Sempreverde aveva risposto invitandolo a fare lo stesso con il “suo” Berlusconi e con tutti quelli che hanno fatto il tifo per Trump.

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Gian Franco Bottini e gli Umarells

Noi avevamo accettato l’invito del Presidente considerando gli Umrells e le loro opinioni un campione del pensiero e dei sentimenti della gente , ma questo scambio di banali battute iniziali ci stava francamente deludendo, facendoci pensare di defilarci; senonchè un intervento emozionato della Veneta aveva fatto emergere il vero stato d’animo del gruppo: la paura. Si trattava evidentemente di un gruppo di persone di una certa età che, già provate da due anni di covid e da molti morti, oggi si trovavano a parlare di una guerra” sull’uscio di casa”, con persone coinvolte che da anni sono “di famiglia”, come le tante badanti con le quali hanno, per qualche ragione, a che fare.

La paura era evidente nelle parole della Veneta che ricordava quanto diceva la propria madre, istriana, che, avendo vissuto tragiche esperienze, non mancava mai di rammentare che “la pace consente ai figli di accompagnare i propri genitori verso una serena fine naturale mentre con la guerra sono i genitori che sotterrano i figli”. Dopo un momento di preoccupato silenzio era intervenuta la Maestrina con una sorta di invito ad una autocritica collettiva, per esserci per anni disinteressati delle tante guerre ”lontane”, quasi che nel mondo esistessero delle aree destinate ad essere il ring dove i vari interessi, economici e politici, potessero “menarsi”, disinteressandosi delle pene delle persone coinvolte .

Oggi però, che la guerra è nel centro dell’Europa, sotto casa, cominciamo a vederla diversamente! “Già- era intervenuta la Bartali, pessimista per natura – Mentre i ricchi decidono le guerre, i poveri vanno a morire!” La discussione era continuata per lungo tempo e in maniera tesa e preoccupata, facendo emergere una sola considerazione: in questo gruppo di attempate persone che, magari solo per sentito dire, sono state sfiorate dai ricordi di “nostre”guerre, regna oggi qualcosa che più che preoccupazione si avvicina alla paura. Prima il covid e oggi questa guerra “vicina”, giustificano la stanchezza che genera l’ansia degli Umarells.

Due eventi così inattesi stanno repentinamente mettendo in discussione la “grassa” visione del mondo che per decenni ci ha accompagnato e impone delle serie riflessioni sul recupero dei valori etici rispetto a quelli materiali . Volgendo al termine un incontro, che in fin dei conti aveva il solo obiettivo di mettere in comune le reciproche paure, emergeva la speranza che prevalesse il buon senso e che, facendo rinunce e passi indietro, si riconoscesse che quando si litiga ognuno può vantare un po’ di ragione . Il Professore, che fino ad allora aveva taciuto, aveva potuto così dire la sua, che in tempi normali sarebbe stata come sempre bellamente sbeffeggiata ma che in questo caso ha fornito la chiosa finale con l’unanime consenso di tutti gli Umarells: “Come disse secoli fa Ovidio, una pace ingiusta è sempre meglio di una guerra giusta”.

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