La scienza che non sa e la politica inadeguata

pellerin scienza politica studio

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, forse il lock down ha lasciato un’eredità di timori, di incertezze, di paura; ha lasciato un sentimento diffuso di dubbio e di insicurezza, un’eredità che fa male e che ci fa dubitare delle nostre possibilità, delle nostre capacità financo del nostro futuro. Certo lo spettacolo indecoroso che ci offre questa stagione politica non ha eguali nella storia della repubblica e non induce alcun ottimismo. Altro che “uno è uguale ad uno”. Qui pare che le oche del Campidoglio siano sedute in parlamento e che i cuochi governino la nave. Improvvisazione e incapacità politiche si appalesano ogni giorno. Il governo centrale si aggroviglia su sé stesso, il governo centrale contro i governatori, i governatori contro i governatori e la magistratura in campo contro sé stessa appare contaminata in modo (quasi) irreparabile.

La riapertura c’è stata ma quanta incertezza, quanta approssimazione, quanta fatica. Non è passato molto tempo da quando la Scienza non aveva accesso presso i politici che invece facevano a gomitate per portare nelle aule istituzionali discussioni su argomenti i più disparati senza alcun elemento scientifico. Cito a caso l’iridologia, la pranoterapia, financo l’omeopatia e i fiori di Bach, forse l’astrologia. La Scienza non aveva accesso, era scomparsa, dimenticata nel sottoscala del parlamento. Poi, grazie al Covid, è ricomparsa in tutto il suo splendore, magari rosso fuoco, proprio come l’Araba Fenice. (Tra parentesi dico che è divenuta il simbolo di una caratteristica tra le più citate in questo periodo, la resilienza, ovvero la capacità di far fronte positivamente alle avversità facendo ricorso alle nostre risorse profonde. Ormai sembra un elemento indispensabile alla vita quotidiana.)

pellerin scienza politica studio
Ivanoe Pellerin

La Scienza non solo ha ripreso un posto d’onore nell’agone politico, ma sembra essere divenuta indispensabile per valutare qualsiasi decisione che riguarda la civile convivenza. Oddio, se la scienza deve provare ciò che si afferma e affermare solo ciò che è provato, secondo la tradizione di Galileo e Cartesio, non so se quello che abbiamo vissuto in questo periodo appartiene davvero al pensiero scientifico. Credo che abbiamo confuso ottimi virologi, infettivologi ed epidemiologi con i veri uomini di scienza che mai avrebbero discettato con sapienza e determinazione su qualcosa mai vista, mai conosciuta, mai valutata. Qualcuno (pochi) ha anche detto “non sappiamo”, oppure “dobbiamo ancora studiare”, oppure “dateci tempo per valutare, provare, misurare”, ma sono stati subito oscurati. Questo non è il tempo delle mezze misure, del pressappoco, del abbiate pazienza.

La minaccia grave e feroce ha imposto una sorta di determinazione interpretativa. Si è affermata l’evitabile possibilità che le spiegazioni accettabili o verosimili divenissero le certezze sulle quali basare le opportune risoluzioni. Ottimi professionisti hanno detto tutto e il contrario di tutto. Hanno affermato, si sono contraddetti, hanno riaffermato, hanno litigato, gli uni contro gli altri dando un ben misero spettacolo di questa Fenice risorta. Per questo, sebbene i convincimenti scientifici appaiano sempre indispensabili per prendere le giuste decisioni a favore della comunità, mai come in questo triste tempo, hanno assunto contorni sfumati, colori sbiaditi e sono sembrati come parole galleggianti simili a barchette su un liquido incerto e difficile.

Cari amici vicini e lontani, la conoscenza scientifica si basa su osservazioni ed esperimenti. Quando dobbiamo valutare un virus che è comparso in questo mondo quattro mesi or sono (o forse sei) del quale nulla si sapeva fino a poco prima, occorre un’enorme prudenza ma soprattutto molta umiltà e alla maggior parte delle domande la risposta più corretta è “ancora non lo so” ed anche “dateci il tempo di studiare”. Ecco “studiare” è un bel verbo che molti colleghi pare abbiano dimenticato nella giostra delle comparsate in televisione. Quindi cari amici diffidate dei vaticini sia dei terroristi sia dei negazionisti. Non sappiamo quello che succederà di qui a qualche giorno o settimana, figuratevi se possiamo predire se e quando arriverà la famosa seconda ondata. Ma fatemi il piacere!

Troppo spesso confondiamo la scienza con l’opinione. La scienza garantisce in maniera “assoluta” la propria validità e perciò, come conoscenza, il grado massimo della certezza. L’opinione manca di garanzia circa la sua validità e può affermare quasi tutto secondo la migliore approssimazione. La Scienza cammina a piccoli passi, osservando, misurando, provando e riprovando, alla ricerca della conferma o della smentita dell’asserzione. Per fortuna non siamo in una iatocrazia (governo dei medici) ed è giusto che la politica, anche se debole, recuperi il suo spazio che è stato per troppo tempo determinato in larga misura da affermazioni non proprio “scientifiche”. La scienza medica deve tornare negli ambulatori, nei presidi sanitari, nei laboratori, al letto del paziente, là dove è giusto che stia.

E la politica deve tornare a prendere quelle decisioni per il bene comune che le sono
proprie e che non possono essere demandate o giustificate da supposte affermazioni che di scientifico hanno solo l’etichetta. Quando si parla di riaperture regionali o dell’uso delle mascherine o di altri presidi, la scienza mette a disposizione quello che può ragionevolmente affermare, cioè ancora poco, ma la politica deve assumersi la responsabilità delle scelte. È la democrazia, bellezza!

Cari amici vicini e lontani, il ponte di Genova è stato progettato da fior di ingegneri e architetti grazie alla scienza, ma l’idea di fare il ponte proprio in quel posto e non altrove e in questo momento e non in un altro e in questo modo, appartiene alla politica. Forse anche questi politici approssimativi e spesso inadeguati dovrebbero tornare a studiare.

pellerin scienza politica studio – MALPENSA24