CARDANO AL CAMPO – Oltre il 25 per cento dei rifiuti gettati nel sacco viola è carta o plastica. Dicevano questo i campionamenti effettuati nel 2017, a dimostrazione che Cardano al Campo ha ancora grossi margini di miglioramento nella raccolta differenziata e che l’obiettivo 70 per cento, un risultato che l’amministrazione Bellora ha intenzione di raggiungere entro la scadenza di mandato, non è così lontano. L’ultima mossa messa in atto in questa direzione sta però sollevando un vespaio di polemiche in città. Dal primo giugno il sacco viola verrà sostituito da una mastella chippata. Che non piace ai condomini, per evidenti ragioni di spazio, ai commercianti e più in generale ai cardanesi, molto dubbiosi sulla novità varata dalla giunta.
Troppo piccola
La mastella «è così piccola che non so cosa riesco a mettere dentro: in casa siamo quattro persone», si sfoga una cardanese sui social. «Tutto quello che non ci sta lo porto in Comune e lo deposito lì davanti». E’ questo il primo e principale problema sollevato anche da Giacomo Iametti (Forza Italia), capogruppo d’opposizione. «Può capitare che in una settimana una famiglia produca una quantità di rifiuti sopra la media. Prima poteva riempire anche due o tre sacchi viola, ora che farà? Si tiene i rifiuti in casa fino alla settimana successiva?».
Troppi dubbi
Secondo Iametti (
nella foto), c’è un problema di fondo ed è di tipo economico. «A fronte di un investimento del Comune pari a 72mila euro, tanto è costato l’acquisto delle mastelle, ancora non si è capito quale sarà l’effettivo risparmio per i virtuosi. Per noi è soltanto un inutile spreco di denaro». Il consigliere di minoranza è furioso: «Ancora una volta questa amministrazione si intromette nella vita privata delle famiglie con la presunzione di volerle educare, quando invece il Comune da tempo non si fa prossimo dei cittadini». La conseguenza, per Forza Italia, sarà inevitabile: «E’una modalità che non funziona. Già oggi non ci sono controlli sugli abbandoni, temiamo un notevole incremento di rifiuti nella nostra brughiera».