Riforma della Giustizia, ma senza ansia da prestazione

bottini riforma giustizia

di Gian Franco Bottini

L’indipendenza della Magistratura: uno dei cardini della nostra Costituzione, che stabilisce la netta  separazione degli organi giudiziari da altri organi dello Stato ed in particolare dalla politica in senso lato. Un equilibrio da sempre molto precario, quello fra Politica e Magistratura; una specie di tiro alla fune con alterne fortune!

La Politica che detta alla Magistratura le leggi da far rispettare e quest’ultima che, appena ne ha la possibilità, non esita a far cadere sulle spalle della prima il peso delle norme stesse. La Magistratura che difende la propria indipendenza dalla politica, ma che fatica a starne lontana dato che ai suoi vertici (un esempio il recente vice presidente del CSM) risiedono magistrati di dichiarata indicazione partitica.

Da Tangentopoli in poi, per non andare troppo  lontano, è innegabile che fra le due parti vi siano stati molti tentativi di invasione di campo, alcuni dei quali anche riusciti. Un braccio di ferro, insomma, che quando non lealmente giocato combina guai, ma ancor più ne procura quando “troppa lealtà” sfocia in innaturali “accomodamenti” fra le parti stesse. E di queste ultime situazioni, seppur di difficile dimostrazione, nel tempo se ne sono avute evidenti tracce, in pesanti questioni di mafia, di terrorismo e di lotte di potere. Per dimenticare ben più squallidi esempi.

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Gian Franco Bottini

Si parla da tempo di “riforma della Giustizia”; un impegno che compete alla Politica, ma che già vede la Magistratura “in guardia”, anche se non ancora sulle barricate. L’argomento è complesso e così vasto e profondo che pur procedendo per parti non si dovrà mai scordare che esse costituiscono un unicum. Chi pensasse di poter buttare sul tavolo delle soluzioni “cotte e mangiate” non farebbe che rallentare qualsiasi processo decisionale. Ugualmente chi pensasse di procedere a colpi di maggioranza o ne facesse argomento di propaganda politica o non tenesse conto che ogni riforma parte da una situazione con dei pregressi da gestire. Un Parlamento, politicamente giovane come il nostro, su argomenti del genere (e ugualmente su altri come l’Autonomia regionale) non deve cadere nell’arroganza dei numeri, se non vuole dividere  il Paese.

Questo Governo che, come tutti i giovani, ha dimostrato qualche volta  di avere delle ansie da prestazione, in questo caso non può certo permettersele. Tempi adeguati, parole misurate e meditate, discordanze interne risolte “in famiglia”, condivisione la più completa. E da parte della Premier una dimostrazione di autorevolezza nel gestire i suoi “ragazzi”.

“La legge è uguale per tutti”; un monito che ci pare rivolto prioritariamente ai giudicanti che, trovandoselo scritto alle loro spalle nelle aule giudiziarie, pare che a volte abbiano qualche difficoltà di lettura. Non bisogna infine ignorare  che la condivisione più importante debba essere ricercata nell’opinione pubblica che deve convintamente percepire la volontà di una Giustizia giusta e protettiva per i milioni di cittadini e non certo per qualche migliaia di potenti di vario genere.

Negli ultimi giorni il discorso si è aperto parlando di intercettazioni, uno strumento in alcuni casi determinante per il trionfo della giustizia, ma con degli evidenti rischi collaterali inaccettabili in un Paese civile quale vuole essere il nostro.

E’ stato purtroppo un avvio infelice, che ha raccolto “in negativo” tutti i suggerimenti dei quali abbiamo più sopra parlato. Inesperienza, protagonismo, presunzione, in chi ha buttato con leggerezza il tema sul tavolo; tutte cose  che pare abbiano urtato anche la Premier, alla quale non possono essere sfuggite le implicazioni e l’intreccio di diritti contrastanti (di informazione da una parte  con quello di privacy dall’altra, solo per fare un esempio) oltre che di responsabilità.

Quando fu rieletto Mattarella dicemmo che il più importante impegno del suo secondo mandato doveva essere proprio nel vigilare sulla attesa “riforma della Giustizia”, cardine della nostra democrazia. Pare proprio che anche per lui il momento sia arrivato!

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