Si decide: la favorita, gli alleati, le sorprese

lodi elezioni sorprese

di Massimo Lodi

Vero che il mare degli astensionisti è magno, e forse lo sarà più che nel 2018; vero bis che gl’indecisi scioglieranno i dubbi in extremis, e chissà come; vero tris che l’aria tira per un’affermazione del centrodestra. Va capito in quale misura complessiva, e in che parti, sarà distribuita la torta del consenso a Meloni, Salvini e Berlusconi. Ne discende: 1) se il favore degl’italiani permetterà ai vittoriosi d’essere autonomi, avremo un governo assolutamente politico; 2) se succederà il contrario, prevarrà la soluzione venata di tecnicismo. In aiuto della maggioranza non sufficiente a sé stessa correrà qualche spurio alleato. Dunque ipotesi – se non d’un Draghi 2.0 – d’un simil Draghi: larghe intese, semiunità nazionale o roba del genere. L’aspirazione del Terzo Polo di Calenda/Renzi.

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Massimo Lodi

Il pronostico indica la leader di FdI avviata a doppiare la Lega e a triplicare Forza Italia. Risultato che le assicurerebbe supremazia forte dentro la coalizione. E decisioni ministeriali conseguenti: meno gratificazione ai partner, più indipendenza nell’individuare personalità di spessore (riconosciuti titoli di merito) per i dicasteri-chiave: Economia, Interni, Esteri. Nessun dubbio sulla collocazione atlantista del Paese, dietrofront sui graffi all’Europa: perché dell’Europa avremo bisogno, in un frangente epocale drammatico. La Meloni s’adeguerà: garantisce pragmatismo, e non c’è motivo di dubitarne. Cos’altro potrebbe fare, guardando a un orizzonte di legislatura? Dettaglio a latere: una Lega che finisse poco sopra o poco sotto il 10 per cento sancirebbe la fine della stagione salviniana. E Forza Italia in ambasce calerebbe il sipario sull’irripetibile epoca berlusconiana.

A sinistra sperano nella miracolosa “remuntada”. Missione al limite dell’impossibile. Molti errori, nessuna omogeneità d’alleanza, parole d’ordine e contr’ordine di giorno in giorno, di comizio in comizio. Il neo-barricadiero Conte, nonostante l’innesco del Draghicidio e le contorsioni sul caso Ucraina, farà il pieno dei percettori del reddito di cittadinanza, e degli aspiranti a riceverlo. Gli basterà a ottenere una doppia cifra giudicata irraggiungibile due mesi fa, e persino di consistenza tale da avvicinarlo al Pd. Ecco, il Pd. Letta ne ha azzeccate poche/nessuna, rompendo sin dall’inizio con i Cinquestelle, subendo l’addio di Calenda dopo l’abbraccio, rivendicando tante ragioni di buon governo, ma con il torto di non presentare un progetto convincente e sodali disponbili a cooperarvi. Anche lui, al modo di Salvini, rischia la segreteria.

Noterelle finali. La prima: quest’anticipo d’urne è stato un grave errore, visto il momento emergenziale. Han prevalso ragioni personali su interessi collettivi, zero senso dello Stato. La seconda: il promessificio trasversale/totale orienterà molti a scegliere i leader più che i partiti. Sui programmi prevarrà (paradosso) la simpatia-antipatia verso tizio o caio: in base a una battuta riuscita oppure no, a un tic piaciuto invece che aborrito, ad altro di sfumato e vago. Gli elettori informati, consapevoli, maturi restano una minoranza, autorizzano qualunque sorpresissima, decretano uno sconfitto sicuro: la politica. Comunque vadano quest’elezioni, la politica italiana è da rifondare.

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