Rapporto Censis: nessuno scrive più “andrà tutto bene”

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La domanda è: senso di responsabilità o paura degli effetti della pandemia? Il quesito nasce da uno dei risultati del Rapporto del Censis, l’istituto di ricerca che ogni anno “fotografa” la realtà sociale ed economica del nostro Paese. Ebbene, nel 54° Rapporto pubblicato in queste ore, esce un’Italia a grande maggioranza favorevole alla stretta governativa per le festività. Ben il 79,8 per cento dei cittadini chiede di non allentare le restrizioni o, addirittura, di inasprirle. Un risultato a suo modo sorprendente rispetto alle polemiche attorno alle misure imposte con l’ennesimo Dpcm del presidente del Consiglio.

Provvedimenti che, come noto, prevedono il lockdown totale o quasi, circoscritto a Natale, Santo Stefano e Capodanno, più una serie di altri divieti che limitano la nostra libertà. Obiettivo: evitare assembramenti e, di conseguenza, scongiurare una terza ondata. Ebbene, gli italiani, secondo i ricercatori del Censis, sono pronti ad adeguarsi. Il fatto che nessuno esca più sui balconi a cantare l’Inno nazionale e a esporre la scritta “andrà tutto bene” ci pare oltremodo significativo. Viviamo un tempo ancora più cupo della primavera scorsa, dominato dal senso di precarietà a causa del Covid, appesantito da notizie che, per la loro gravità, finiscono per mettere in secondo piano anche la luce accesa dall’imminente arrivo del vaccino. Al punto che anche le imposizioni vengano vissute come l’unica possibilità di uscire dall’incubo. Insomma, meglio prigionieri che morti.

Del resto, sempre il rapporto del Censis, ci presenta un Paese tutt’altro che disponibile ai bagordi di fine anno: per il 61,6 degli italiani la notte di San Silvestro sarà triste, volta alla rassegnazione. Per dirla in un altro modo, vince il pessimismo, tanto che quasi il 45 per cento degli intervistati è convinto che la pandemia ci renderà peggiori. Una situazione aggravata da altri dati di segno negativo, generati dall’emergenza sanitaria. Ad esempio, l’aumento del divario fra ricchi e poveri, ma anche il crollo dei consumi. Inoltre, il 90,2 per cento delle persone è convinto che coronavirus e lockdown abbiano danneggiato maggiormente i più vulnerabili, ampliando le disuguaglianze sociali già esistenti.

A fronte di tutto ciò, crescono ansia e preoccupazioni: il 73,4 per cento degli italiani indica nella paura dell’ignoto il sentimento prevalente da quando è cominciata la pandemia. Per questo, il 57,8 per cento è pronto a rinunciare alle libertà personali in funzione della salute generale, delegando al governo le decisioni sulle limitazioni alla mobilità personale.

Si tratta di un quadro di riferimento che la dice lunga sullo stato d’animo collettivo, a nove mesi e più dall’inizio di una tragedia economica e sociale dalle dimensioni enormi, in larga parte ancora da determinare. Per la quale urgono soluzioni capaci di arginare sviluppi ancora più disastrosi. Il Censis ci ha fornito lo spaccato del presente. Sta a noi e, in primo luogo alla scienza e, per quanto di sua competenza, alla politica, disegnare prospettive che invertano la tendenza al pessimismo e consentano al Paese di ripartire.

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