Attacco no-vax a Galparoli: la condanna del sindaco e della Lega di Varese

L'attacco no-vax a Galparoli è partito da Telegram

VARESE – Dopo l’attacco no vax all’esponente varesino di Forza Italia Piero Galparoli arriva la solidarietà del sindaco Davide Galimberti e della Lega per voce del capogruppo in consiglio comunale Barbara Bison. Galimberti e Bison condannano le scritte con vernice rossa ritrovate questa mattina sull’asfalto di via Sacco davanti a Palazzo Estense e i manifesti in cui il responsabile provinciale degli Enti locali è stato bollato come “criminale nazista” solo per aver espresso un’opinione sull’opportunità di lockdown per i non vaccinati.

La solidarietà di Galimberti e Bison

«Esprimo la mia solidarietà a Piero Galparoli per le gravi scritte comparse questa mattina a Varese – dichiara Galimberti – Un attacco ignobile scatenato probabilmente dalla giusta presa di posizione di Galparoli sull’importanza dei vaccini. Non tolleriamo in nessun modo questi vili attacchi e abbiamo già dato indicazioni di rimuovere tutte le scritte».

«In qualità di capogruppo consigliare della Lega di Varese – dice invece Bison – non entro nel merito della dichiarazione fatta da Galparoli. La sua è l’espressione di un pensiero assolutamente autonomo e personale. Ma, credo nella libertà di parola e di opinione e per questo non posso che esprimere, a nome di tutto il gruppo, un forte disappunto per i termini gravemente offensivi che gli sono stati rivolti. Il termine criminale si riferisce a qualcuno o qualcosa di efferato ed inumano».

Chi è il gruppo ViVi

Non è ben chiaro chi ci sia dietro ai guerrieri della Libertà. Quel che si sa è che la rappresaglia no-vax contro Galparoli è partita da un gruppo Telegram. V_V_ il nome del canale dove da qualche settimana viene veicolata la contro informazione sui vaccini, ma anche gli inviti ai “guerrieri” (così si definiscono) della libertà e dei diritti a entrare in azione per combattere la dittatura sanitaria in corso. E il raid contro il forzista varesino trova le sue origini in un messaggio postato qualche giorno fa. Qui, oltre a riportare l’articolo in cui Galparoli illustrava le sue ragioni per attuare un lockdown sullo stile austriaco anche in Italia, i militanti di ViVi invitavano i “guerrieri” locali “a scatenare l’inferno contro il nazista” con una serie di scritte e murales.

Appello che è stato raccolto, tanto che la scritta sull’asfalto davanti al Comune non è stata l’unica. Sul canale Telegram, infatti, è stata postata una mini galleria fotografica di altri muri e punti della città dove sono apparse scritte del medesimo tono di quella in via Sacco.

Se si scorre poi il canale, si scopre che Varese e Galparoli non sono un caso isolato. Non si contano, infatti, gli episodi sparsi in tutta Italia in cui i “guerrieri” di ViVi rivendicano la loro battaglia sulla libertà di non vaccinarsi. Ma si dimenticano del diritto altrui di poter esprimere posizioni differenti dalle loro.