Autovelox e corruzione a Casorate. L’ultima parola alla Cassazione

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CASORATE SEMPIONE – Il prossimo 11 settembre la Cassazione metterà la parola fine sulla famosa Panda bianca che per anni multò migliaia di automobilisti con l’autovelox a Casorate Sempione e Cardano al Campo. Tra tre settimane, infatti, i giudici di terzo grado saranno chiamati a esprimersi sull’allora comandante della polizia locale, Caterina Buffardeci, condannata lo scorso gennaio anche in appello a sei anni di reclusione per corruzione e abuso di ufficio.

L’ultima parola alla Cassazione

Le amministrazioni di Casorate e Cardano nei giorni scorsi hanno dato mandato agli uffici di costituirsi in giudizio anche in Cassazione. Così come avvenne al tribunale di Busto Arsizio, lo scorso gennaio la Corte d’appello riconfermò in toto l’impianto accusatorio. «Si tratta di un processo indiziario, lo abbiamo sempre detto, ma formato da una serie di indizi precisi e concordanti che tutti insieme formano un impianto accusatorio che ha retto», sottolineò il legale rappresentante del Comune di Casorate, Valentina Verga, a margine della seconda condanna. «La gara d’appalto era viziata da un sacco di cose che non sono andate come dovevano. E anche se materialmente non è mai stato quantificato lo scambio di denaro tra il comandante e il titolare di fatto dell’Igea, Claudio Ghizzoni, ciò non significa che non ci sia stato». Non la pensa così l’avvocato di Buffardeci, Pietro Romano, certo di riuscire a ottenere giustizia il prossimo settembre per la sua assistita che considera estranea ai fatti che le vengono contestati.

Una questione politica

La decisione dei due Comuni di costituirsi parte civile non è soltanto un atto dovuto. Grazie anche e soprattutto alla battaglia contro gli autovelox sul Sempione, l’attuale sindaco Dimitri Cassani costruì dai banchi di minoranza a Casorate il proprio successo elettorale del 2015. Anche il suo collega Angelo Bellora, nonostante all’epoca della famigerata Panda Bianca della Igea non ricoprisse ruoli amministrativi, fu voce critica all’interno del centrosinistra cardanese che varò il pugno duro contro gli automobilisti che “sfrecciavano” a 56 chilometri orari sui rettilinei di via Adige e via Giovanni XXIII. Ma se Bellora, sin dalla condanna in primo grado, non se la sentì di trasformare in politica una vicenda giudiziaria, Cassani invece si scagliò duramente contro gli ex inquilini di Casa Simonetta: «La parte politica non compare a livello giuridico, ma è la prima responsabile. La responsabilità politica del centrosinistra è grossa come un macigno. Come opposizione sollevammo più volte i nostri dubbi sul modus operandi, loro avevano il diritto e dovere di intervenire. Dovrebbero ammettere pubblicamente di aver sbagliato e farsi un serio esame di coscienza». Sono polemiche politiche che però non interessano ai due imputati. La loro ultima speranza è vedere Sesta sezione, Collegio 1, della Cassazione ribaltare i primi due gradi di giudizio.

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