Impresa trasferita da Canegrate a Salerno per eludere i debiti col fisco: 6 indagati

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CANEGRATE – Un’impresa che trasferisce la sede legale da Canegrate alla Campania. L’intestazione a due prestanome, uno dei quali pregiudicato. E il titolare che, nonostante i debiti col fisco, avvia due nuove imprese. Il tutto, secondo l’accusa, allo scopo di aggirare i debiti ed eludere le rivendicazioni dei creditori. Sono gli ingredienti di una inchiesta della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Salerno che, su disposizione della Procura di Lagonegro (Potenza), ha eseguito ieri, sabato 20 marzo, un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per 1,7 milioni di euro nei confronti di 6 persone, indagate a vario titolo per diversi reati di natura tributaria. Lo scopo del sequestro è garantire tutti i crediti erariali insoluti emersi nel corso delle indagini.

Sequestrati beni per 1,7 milioni

Le indagini della Gdf sono state avviate in seguito alle anomalie emerse in una verifica della posizione fiscale di una impresa edile di Canegrate che nel 2015 aveva trasferito la sede legale a Sala Consilina, nel Salernitano, presso lo studio di un commercialista locale. L’amministratore originario, di Legnano, aveva contestualmente intestato la società a due prestanome, di cui uno già noto alle forze dell’ordine: a suo carico, precedenti penali per associazione a delinquere e autoriciclaggio. Altra “stranezza”: l’azienda, nonostante il cambio di domicilio, continuava ad emettere documenti fiscali con la vecchia intestazione, che riportava l’ubicazione a Canegrate, «così da non destare sospetti – è la convinzione degli investigatori – nella clientela».

Trucchi contabili per ottenere crediti dallo Stato

Non basta. Per schermare l’operatività dell’azienda formalmente ceduta, che versava in una situazione di grave dissesto finanziario a causa dei debiti accumulati con il fisco, il titolare aveva avviato in Lombardia due nuove imprese, operanti in settori analoghi. L’incrocio fra i documenti acquisiti dai finanzieri di Sala Consilina e gli accertamenti bancari svolti, ha permesso di ricostruire che l’impresa, per eludere le rivendicazioni dei creditori, era stata svuotata di tutto il patrimonio attraverso la cessione fittizia di beni strumentali e rami d’azienda alle due società neocostituite. Inoltre i titolari di queste ultime, sotto la guida del professionista di Salerno, avrebbero trovato una serie di escamotage contabili per risolvere i problemi col fisco. In sostanza, spiegano gli inquirenti, «ricorrendo a fatture false, riuscivano a documentare sistematicamente crediti d’imposta in realtà inesistenti, con cui annullavano le esposizioni debitorie verso lo Stato, compresi i contributi previdenziali e assistenziali dei lavoratori dipendenti».

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