Se la scuola cancella il tema, cancella anche le emozioni

bottini scuola tema

di Gian Franco Bottini

Erano i tempi di “aste e puntini” e quando la “signora Maestra” ci annunciava che si cominciava a fare i “pensierini”, anche noi cominciavamo a sentirci più grandi. Quando poi dai pensierini si passava al “tema”, allora era fatta e si guardava quelli delle classi inferiori con una certa sufficienza. Bei tempi quelli dell’infanzia, quando non se ne poteva più di diventar grandi, neanche lontanamente pensando a cosa ci aspettava e che cosa stavamo lasciando!

E’ vero che allora le scuole primarie si chiamavano “elementari” e, rispetto ai programmi di oggi, c’era una buona ragione, ma è anche vero che oggi come allora quella è l’età che lascia il segno; prova ne è che possiamo  esserci dimenticati molti dei professori avuti nelle scuole superiori ma difficilmente ci si è dimenticati del nostro “maestro”.

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Gian Franco Bottini

Queste nostalgiche riflessioni ci hanno assalito leggendo una notizia che ci ha lasciati davvero perplessi: aleggia l’ipotesi di eliminare dai programmi scolastici il mitico “tema”. La notizia non ha avuto un gran rimbalzo ma, essendo essa di origine accreditata, il silenzio che ne è seguito non lascia tranquilli, essendo questo un periodo nel quale anche altre notizie di un certo rilievo risultano annebbiate, perchè sovrastate da altre di maggior impatto mediatico. E’ il caso, per fare un esempio, di un disegno di legge, annegato nella manovra di bilancio, che in pratica affosserebbe la famigerata legge Del Rio sulla struttura delle provincie. Notizia non da poco, soprattutto per i piccoli comuni!

Riprendendo il nostro problema (anzi “tema” per la precisione) ci sono al momento oscure le ragioni di una tale proposta, ma noi non possiamo fare a meno di ricordare quello che nella nostra infanzia ha rappresentato il “tema”: l’unico spazio, in una educazione prevalentemente nozionistica, nel quale poter cominciare a sbrogliare la propria personalità, la propria fantasia e i propri pensieri. Non cosa da poco, se unita all’allenamento nell’esprimersi e nello sviluppare la propria capacità linguistica.

Senza poi dimenticare che un attento esame da parte degli insegnanti ha spesso consentito di cogliere, nei liberi pensieri dei ragazzi, situazioni altrimenti nascoste per ingenuità o pudore; un pregio fondamentale di questi tempi, in cui la rapida evoluzione di etica e di costume sta sottoponendo i giovani a sollecitazioni di difficile controllo. Nell’ipotesi che la cosa andasse in porto noi ci sentiremmo come se ci fossimo arresi, senza neanche lottare, alla tecnologia e agli inglesismi che stanno invadendo in maniera determinante il linguaggio corrente.

La tecnologia, soprattutto, sta dettando i tempi di rapidi e mal gestiti cambiamenti e ci spiacerebbe trovarci un giorno a veder sostituito il vecchio ma prezioso “tema” con un questionario a più risposte, da gioco televisivo. O peggio ancora di dover consultare un “Dizionario del linguaggio social” per scoprire che “dv 6?asp piz, tv1mdb”  ha sostituito un dolcissimo e delicatissimo messaggio quale “dove sei? Aspetta per favore, ti voglio un mondo di bene”

Non vogliamo certo tornare ai tempi della “carta penna e calamaio”, ma è evidente a tutti che la tecnologia, che annulla tempi e distanze, sta cambiando i rapporti interpersonali. Ci si incontra con un “post” e ci si lascia con un “sms”; la” lettera”, per la quale si era costretti a scavare in noi stessi per spiegare i nostri sentimenti, è un ricordo per molti e un oggetto sconosciuto per le nuove generazioni. Oggi le emozioni si esprimono sugli smartphone con una faccina e un simbolo!

Il covid ha tolto ai ragazzi la cosa della quale più hanno bisogno: la socialità, il confronto, lo scambio. Non si tolga loro un altro importante spazio di riflessione ed espressione che li possa aiutare a diventare degli individui e non delle generiche figure omologate dagli schematismi tecnologici. Certamente: la scuola deve obbligatoriamente migliorarsi, ma con grande attenzione a non peggiorare, per smania di novità, i già gravi danni che la pandemia ha causato alla socialità dei ragazzi; lo stile avventuristico, da “banchi a rotelle”, non è quello che serve.

bottini scuola tema – MALPENSA24