Incidenti sul lavoro, quando Jobs Act e Legge Fornero attenuano le tutele

bruno incidenti lavoro

Gli incidenti sul lavoro e in particolare i morti stanno crescendo in maniera consistente in Italia: una vera e propria strage – secondo le denunce dei sindacati e delle associazioni di categoria – di cui la cronaca dà testimonianza ogni giorno. I dati parlano chiaro: nel decennio 2009-2019 le vittime sono state oltre 17 mila. Il calcolo non include il 2020 perché vi possono essere sovrapposizioni con i decessi per coronavirus, ma nell’anno comunque si registrano 1.270 persone rimaste uccise (+181 sui 12 mesi precedenti). Nel 2021 la crescita degli incidenti mortali è già del 9,3% nei primi quattro mesi, da gennaio ad aprile, rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso, qualcosa come 306 vite spezzate in soli 120 giorni.

Tutti i dati sono ritenuti sottostimati a causa del lavoro nero e del precariato (chi non ha un posto sicuro tende a non denunciare gli infortuni propri e talvolta non può dare una piena testimonianza su cosa è successo quando un collega muore). C’è però un altro aspetto: c’è chi muore successivamente all’infortunio, a volte dopo mesi di agonia, ma non viene registrato in maniera corretta. E infine vi è tutto il tema delle malattie professionali – per esempio provocate dall’amianto o da composti chimici – con gli incerti strascichi giudiziari per accertare il riconoscimento di una patologia, talvolta fatale, legata al lavoro.

A questo quadro agghiacciante si aggiunge ora una precisa denuncia emersa durante il presidio di protesta davanti alla sede di Assolombarda organizzato da il Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio, di cui è presidente Michele Michelino, Medicina Democratica, il Comitato ambiente e salute Tetro alla Scala e diverse altre associazioni. Michelino ha sottolineato che “il licenziamento libero causato dal Jobs Act e dalla Legge Fornero sul lavoro contribuisce a non fermare quella che è una strage non solo infinita, ma anche voluta e programmata”. “Le leggi sulla sicurezza non vengono applicate perché i dipendenti che lo chiedono vengono licenziati o puniti – ha affermato -. Quindi non si parli di volontà di ridurre o eliminare gli incidenti. Per farlo bisogna ridare le tutele ai lavoratori e aumentare davvero i controlli. Al contrario Jobs Act e legge Fornero sul lavoro dando mano libera alle imprese impediscono la tutela dei lavoratori e un reale controllo”.

“Non solo lacrime e disperazione per la strage inarrestabile di lavoratori uccisi sul luogo di lavoro, ma la richiesta di azioni immediate per la piena attuazione – ha chiesto Michelino – delle norme vigenti per la prevenzione e la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, sistematicamente disattese, perché si persegue il massimo profitto a scapito della sicurezza e della salute, come la cronaca quotidiana purtroppo conferma”. Le associazioni parlano di “un vero e proprio tragico bollettino di guerra, in tempo di pace, che ogni giorno, dal nord al sud, riporta il numero dei morti e dei feriti, nelle più diverse circostanze e attività lavorative, con una media di oltre 3 al giorno, una sequenza spaventosa”.

“Siamo convinti – ha detto Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica – che gli omicidi sul lavoro, perché di questo si tratta, non sono mai dovuti a fatalità o casualità, ma sono l’esito di gravi inadempienze normative. Riteniamo, infatti che il dlgs 81/2008, il Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, sia tuttora largamente inattuato, non solo per inadempienze da parte dei responsabili aziendali, ma anche, in particolare, perché non viene garantita la partecipazione dei lavoratori e delle loro rappresentanze, diritto previsto anche nella riforma sanitaria del 1978: il Servizio sanitario nazionale persegue la sicurezza sul lavoro, ma si tratta purtroppo di un precetto non applicato”.

Angela Bruno

bruno incidenti lavoro – MALPENSA24