Bullismo, disturbo della nuova società

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Dopo l’inquietante aggressione di due ragazzini ai danni di un loro coetaneo di Busto Arsizio, interviene Raffaella Berto, psicoterapeuta, che affronta per Malpensa 24 il preoccupante e dilagante fenomeno del bullismo.

di Raffaella Berto*

«Quei bambini che a 8 anni mostrano atteggiamenti da bullo rappresentano, infatti, la spia di un disadattamento sociale generalizzato che, successivamente, può portare a episodi di violenza conclamata o, addirittura, alla criminalità». (Fonzi A., 1997)

Spesso si sente parlare di bullismo e di bullo in associazione a minori determinati a far valere le proprie volontà in modo aggressivo. Possiamo definire il bullo un minore che mette in atto comportamenti aggressivi, violenti, provocatori e denigratori nei confronti degli altri, percepiti come attaccabili e deboli. I bulli sono minori  che hanno perso il contatto sia con le regole sociali e sia con la loro regolazione emotiva. Questi minori  hanno scoppi d’ira di fronte a opinioni diverse, sono chiusi al dialogo e non rispettano gli altri. Sono minori che possono essere molto arrabbiati e impulsivi e che hanno abbandonato le regole della famiglia e del vivere in società.

Diverse tipologie di bullo

La parola non esaurisce il significato di bullo. Ne esistono, infatti, diverse tipologie.

Dominante/aggressivo: non ha empatia, è impulsivo e aggressivo verso gli altri, perde il controllo e si arrabbia facilmente. Ha, inoltre, una bassissima tolleranza alle frustrazioni, considera positiva la violenza, poiché la ritiene uno strumento utile per soddisfare i propri bisogni e raggiungere i propri obiettivi. Con gli altri si relaziona con   prevaricazione, in quanto ha un intenso bisogno di dominare gli altri.

Temporaneo: questa tipologia di bullo è un minore che ha subito degli eventi traumatici, a cui sono correlati comportamenti aggressivi; questa tipologia di bullo con il tempo regredisce insieme alle emozioni che lo hanno fatto nascere.

Gregario/Passivo: è un bullo con ansia e insicurezza, non molto popolare tra i coetanei e alla ricerca della sua identità attraverso comportamenti aggressivi nel ruolo di aiuto e sostegno ad un altro bullo. Agisce, solitamente, insieme ad altri bulli per non diventare lui stesso una vittima.

Inoltre, occorre ricordare che vi sono bulli affetti da un disturbo oppositivo provocatorio (disturbo del comportamento), in cui il minore mostra rabbia, irritazione, incapacità di stare alle regole, tendenza alla polemica e alla sfida, soprattutto con chi detiene l’autorità. Tali minori sono molto aggressivi  e distruttivi e possono tendere ad usare prepotenza continua verso altri minori.

Importante chiedersi il perché

Possiamo rispondere dicendo che questo tipo di comportamenti aggressivi e prepotenti fanno avere successo ai bulli, ammirazione, attenzione, popolarità, rispetto e consenso nel gruppo. Il bullo si sente un leader, questo è quello che lui pensa di sé stesso. Spesso il gruppo di pari che è accanto al bullo lo asseconda motivato da finalità auto protettive, che evitano ai componenti del gruppo di diventare a loro volta le vittime dei bulli. Dall’altra parte l’identificarsi con l’aggressore crea l’illusione di essere forti e potenti e non indifesi e deboli.

Di fronte a determinati episodi , molto sconcertanti, è importante fermarsi a riflettere ponendosi alcune domande: Cosa c’è dietro a questa loro aggressività?, Perché preferiscono la violenza al dialogo?, Dove hanno appreso questo modo di comportarsi?, Sono stati a loro volta delle vittime?, Che tipo di educazione familiare hanno ricevuto?.

Certamente, ogni bullo ha la sua storia personale e il suo comportamento può essere letto come  l’espressione di un profondo disagio che può derivare da diversi motivi, come ad esempio: mancanze interiori o violenze subite o modelli familiari disfunzionali.

L’importante è trasmettere ai minori modelli educativi basati sul dialogo, sul rispetto, sul confronto, sulla comunicazione e sull’ascolto. Per questa ragione un intervento utile per poter sconfiggere il bullismo deve essere incentrato sulla sensibilizzazione, sull’intervento tempestivo sui minori che agiscono da bulli e sul tentativo, non certo semplice, per noi adulti di accogliere la rabbia ed il dolore di questi minori e di trasformarla in qualcosa che non provochi danno agli altri e a loro stessi.

*psicoterapeuta

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