Tentata evasione all’ospedale di Busto, i sindacati: «Ambulatori dentro le carceri»

polizia penitenziaria

BUSTO ARSIZIO – Dopo il tentativo di evasione, subito bloccato, di un detenuto durante una visita medica in ospedale a Busto Arsizio sull’accaduto interviene l’Uspp (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria). Sottolineando come l’accompagnamento dei detenuti per visite specialistiche in strutture esterne al carcere stia diventando sempre più spesso un problema.

Accompagnamenti pericolosi e costosi

E’ quanto sottolinea Gian Luigi Madonia, segretario regionale dell’Uspp che esprime apprezzamento per il tempismo e la professionalità del personale, ma ne approfitta per evidenziare un endemico problema che attanaglia il lavoro della polizia penitenziaria: «A nome dell’Uspp devo congratularmi con il personale di polizia penitenziaria di Busto per l’ottimo intervento effettuato. D’altronde non mi pare ci siano errori professionali, in relazione alla necessità che non si può certo negare al soggetto tradotto, ovvero di fruire dei servizi igienici – spiega Madonia – Auspico quindi che nessuno cerchi colpe o responsabilità in danno al personale che, viceversa, oltre ad essere medicato per le contusioni e le ferite subite, è stato bravo ad sventare l’evasione».  Il segretario regionale dell’Uspp prosegue: «Non posso però sottrarmi dall’evidenziare come il fenomeno delle visite specialistiche presso i luoghi esterni di cura dei detenuti, stia diventando un problema. Le statistiche di molti istituti, compreso quello di Busto Arsizio, sono in aumento e l’assistenza sanitaria in genere comporta una movimentazione, a nostro avviso, eccessiva, di detenuti verso gli ospedali. Abbiamo più volte sollecitato la necessità di avviare delle verifiche sulle certificazioni sanitarie che generano traduzioni di detenuti. Sia per ciò che concerne le visite specialistiche, sia per quanto riguarda gli invii urgenti. Abbiamo anche segnalato casi in cui, proprio in Lombardia, certificati che definivano soggetti in condizioni urgenti da codice rosso, al rientro in Istituto venivano classificati come codice bianco».

Servono ambulatori interni alle carceri

Madonia lancia quindi una proposta: «In quest’ultimo decennio il ministero della Giustizia ha (giustamente) investito moltissimo per ridurre le traduzioni per motivi di giustizia, istituendo diversi siti di multivideoconferenza per la garanzia del processo a distanza. Sia per ragioni di sicurezza (meno movimenti e rischi), sia per ragioni economiche (abbattimento delle spese di gestione delle traduzioni). Possibile che mai nessuno abbia pensato di agire in analogia per le traduzioni per motivi sanitari? Perché non dotare gli istituti, soprattutto quelli di medie e grandi dimensioni, di ambulatori e presidi sanitari di ogni genere? Il ministero, l’amministrazione, ma anche il legislatore perché non si pone una priorità sull’enorme risparmio che determinerebbe una seria razionalizzazione dei servizi legati alla garanzia del diritto alla salute? Anche in questo caso, ci sarebbe un doppio effetto: più sicurezza, perché fatti come quello di oggi, per una semplice visita ortopedica, non esisterebbero; enormi benefici per le casse dello Stato». Gli agenti che hanno sventato il tentativo di evasione hanno raccolto il plauso anche di Sinibaldo Diurno, Segretario Provinciale del Uspp.

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