Omicidio di Caravate, annullato l’ergastolo per Giuseppe Piccolomo

CARAVATE – Annullato l’ergastolo per Giuseppe Piccolomo: la Corte d’Appello di Milano cancella di colpo la sentenza di primo grado pronunciata un anno fa (il 18 gennaio 2019) dalla Corte d’Assise varesina presieduta da Orazio Muscato. Piccolomo, noto come il killer della mani mozzate e già condannato in giudicato a un primo ergastolo per l’omicidio di Carla Molinari assassinata a Cocquio Trevisago nel 2009, era stato condannato al fine pena mai in primo grado anche per l’omicidio della moglie Marisa Maldera.

Cancellato il primo grado

Oggi, mercoledì 20 gennaio, la Corte d’Appello di Milano ha annullato la decisione dei giudici varesini accogliendo l’eccezione sollevata dall’avvocato Stefano Bruno, difensore di Piccolomo. Bruno da sempre, da quando cioè era stato chiesto il rinvio a giudizio da parte della procura generale di Milano dopo l’avocazione del fascicolo, ha sostenuto che il processo non aveva alcun presupposto trattandosi di un lampante caso di ne bis in idem.

Nostro padre è un mostro

Marisa Maldera è morta nel febbraio 2003 in seguito a uno strano incidente automobilistico. Bruciò viva nell’auto uscita di strada e guidata dal marito. A puntare il dito contro il “killer delle mani mozzate” per quel decesso sono da sempre state le figlie dell’uomo, Cinzia e Tina. Le due donne, che hanno in più occasioni definito “mostro” il padre, si sono battute come due leonesse chiedendo che quell’incidente, per il quale il padre patteggiò una pena di pochi mesi con l’accusa di omicidio colposo, in realtà fu un omicidio. Piccolomo si sarebbe liberato della moglie per ragioni di assicurazioni sulla vita e d’amore: si era invaghito della giovane lavapiatti che lavorava nel ristorante di famiglia. Donna che avrebbe poi sposato pochi mesi dopo la morte della prima consorte.

Ricorso in Cassazione

Oggi la Corte d’Appello ha accolto l’eccezione di Bruno proprio in virtù di quel primo patteggiamento per omicidio colposo. Il ne bis in idem prevede che una persona non possa essere processata due volte per lo stesso reato. E per i giudici di secondo grado è questo il caso. «Una sentenza a sorpresa – commenta a caldo Antonio Cozza, parte civile per Tina e Cinzia Piccolomo insieme al collega Nicodemo Gentile – E’ una sentenza tecnica che non entra nel merito dell’accaduto. Sorprende perché tre giudici, ovvero il gip, il gup e la Corte d’Assise del Tribunale di Varese, aveva tutti rigettato l’eccezione oggi riproposta. Noi crediamo non si tratti dello stesso reato. Si tratta della morte della stessa persona: ma in un caso si parla di omicidio colposo, nell’altro di omicidio volontario. Due reati molto diversi». La procura generale farà ora ricorso in Cassazione: «Ricorso al quale ci associeremo con una nostra memoria», conclude Cozza.

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