Cassani nuovo segretario provinciale della Lega? «Se serve»

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GALLARATE – Che sia un leghista, oltre che un sindaco, Andrea Cassani  non lo ha mai nascosto.  Nell’applicazione del Daspo urbano, così come nella gestione dei profughi in via Ranchet (a cui ha pagato di tasca propria il biglietto del treno per lasciare la città). E’stato anche l’unico ad aver resistito davanti al Tar per l’ordinanza anti-Cas.

Cassani, con Matteo Bianchi a Roma è arrivato anche il momento di cambiare la segreteria provinciale della Lega. Lei, che è rimasto sul territorio, non ha intenzione di candidarsi?
«Più persone me lo stanno chiedendo. So che ci sono altri che hanno espresso il desiderio di farlo, come per esempio Poretti e Beverina, in passato uno dei nomi che circolava era quello di Fagioli. Io resto a disposizione del movimento. Sicuramente è un ruolo che in futuro mi piacerebbe ricoprire ma per adesso sono convinto di quello che faccio e dunque concentro tutte le mie forze su Gallarate. Per il bene della Lega penso che si debba trovare una persona che abbia già un profilo politico e non che se lo debba costruire cammin facendo. Non c’è bisogno di un passacarte della segreteria nazionale ma di qualcuno che goda di autorevolezza da parte dei militanti ma anche ai tavoli politici, anche perché altrimenti a Varese si fa la fine del “vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”».

Con le ultime elezioni la Lega ha eletto in Parlamento e in consiglio regionale un numero altissimo di propri rappresentanti. Non è rimasto dispiaciuto di essere rimasto fuori da questa partita, forse irripetibile?
«Io sono contento di fare il sindaco di Gallarate e credo ci sia un percorso di meritocrazia che passa da diversi livelli. Prima di poter ambire a ricoprire un ruolo in Regione o a Roma, qualora il partito lo vorrà, devo far bene nella mia città. Il mio tempo e la mia attenzione sono per i miei concittadini, pur nelle difficoltà non solo economiche di amministrare oggi un ente locale».

Cosa significa per lei far bene su Gallarate?
«Ravvivare la città anche attraverso eventi di qualità è sin dall’inizio del nostro mandato un nostro preciso obiettivo e il weekend appena trascorso, in questo senso, è stato qualcosa di importante. C’era tantissima gente in giro, ma credo sia soltanto l’inizio per riportare Gallarate agli splendori che merita. Inoltre dobbiamo continuare a batterci per avere sempre più sicurezza e decoro urbano senza aumentare le tasse ai cittadini e garantendo tutti i servizi che una grande città come Gallarate offre».

Le altre partite importanti sul tavolo?
«Sicuramente il recupero di due edifici storici, ovvero Palazzo Minoletti e le ex Gerolamo Cardano di via Bottini, per i quali sono moderatamente fiducioso. E poi c’è l’area Casermone, un’altra grossa sfida. In questo contesto si innesta la seconda variante generale al Pgt».

Qual è la sua indicazione sull’area 336?
«Certamente non si ritorna a mettere volumetria sulla 336, come tentano in modo abbastanza ridicolo le opposizioni di far emergere, in particolare il Pd. Parlando però con importanti industriali gallaratesi,  non posso che riscontrare come in città ci sia una richiesta di avere più aree produttive a disposizione. Sono aziende che altrimenti si vanno a insediare in Comuni limitrofi, impoverendo di fatto la città e non creando posti di lavoro sul nostro territorio. Sicuramente questo sarà uno dei temi di discussione in fase di redazione della variante, senza però andare a toccare l’equilibrio volumetrico vigente».

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