Esami del sangue “falsi”. Al processo contro Cazzaniga nuove inquietanti testimonianze

SARONNO “Ricordo un batuffolo di cotone sul braccio del dottor Cazzaniga, come quello usato abitualmente per effettuare i prelievi del sangue. Insieme a lui c’era anche Laura Taroni”. Durante l’udienza di oggi il testimone, la dottoressa Simona Sangion , 37 anni, di Meda ma originaria di Lomazzo, ha ricordato quanto accaduto il primo novembre del 2012. In realtà durante la testimonianza in tribunale a Busto Arsizio, su sollecitazione della memoria da parte del Pm, Cristina Ria, la teste ha confermato anche il contenuto di una mail, inviata all’ex primario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, Nicola Scoppetta (anche lui a processo) nella quale aveva descritto maggiori dettagli di quella vicenda: “Ho visto – aveva scritto nella mail – che Laura Taroni faceva un prelievo del sangue dal braccio di Cazzaniga e che sulla provetta c’era scritto il nome di Massimo Guerra”. Per quella giornata, la dottoressa Sangion, che ora lavora all’ospedale di Lecco, finì nei guai tanto da patteggiare una pena a un anno e due mesi di reclusione, pena sospesa, per falso ideologico.

Parla la dottoressa Sangion

In sostanza era accusata di aver attestato in un referto medico la presenza di un paziente (Massimo Guerra, marito della Taroni) che, invece, non c’era. L’inchiesta di cui stiamo parlando ovviamente è quella che vede coinvolto in prima persona l’ex vice primario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, Leonardo Cazzaniga, accusato di omicidio volontario di 11 pazienti (c’è anche un dodicesimo morto sospetto) e di tre persone in ambito familiare. La dottoressa Sangion ha raccontato cosa accadde il primo novembre, quando Laura Taroni e l’ex amante, Leonardo Cazzaniga, la coinvolsero in una surreale serie di richieste, e rinunce, per effettuare esami del sangue a Massimo Guerra, marito della Taroni, poi deceduto. “La Taroni – ha detto Sangion – aveva due provette in mano. Mi disse che erano del marito. Chiese che fossero esaminate. In particolare chiese che fossero effettuati l’emocromo e l’esame di biochimica. Disse che il marito si trovava con lei in triage. Acconsentii alle analisi. Mi chiamò il tecnico di laboratorio e mi disse che il potassio aveva un valore troppo superiore alla norma. Non era compatibile con la vita. Chiamai Laura e le dissi di rifare gli esami. Fu realizzato un altro prelievo di sangue. Ma poi fu la Taroni stessa a chiedermi di annullare la seconda richiesta. La cosa che più mi era sembrata strana è che a un certo punto della giornata, vidi parlottare Cazzaniga con la Taroni”.

Il mistero del batuffolo di cotone

“Cazzaniga aveva un batuffolo di cotone sul braccio, come quelli degli esami del sangue. Il giorno dopo raccontai a Scoppetta il pasticcio di chiedere e annullare la richiesta di esami. Mi disse che aveva saputo dalla Taroni che avevo dimesso un paziente, il marito Massimo Guerra, con una glicemia altissima, a 860. Io il valore di dimissioni non lo conoscevo. Lo appresi in quel momento da Scoppetta. In modo informale parlai di questo fatto anche con un amico carabiniere e lui mi consigliò di lasciare una traccia scritta rispetto a quello che gli avevo raccontato. Non avendo le prove in mano non me la sentivo di procedere con un esposto rischiando poi di ricevere una denuncia per calunnia, ma scrissi una mail a Scoppetta”. Ma risposte non ne arrivarono.

 

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