CERRO MAGGIORE – Delitto di Cerro Maggiore: gli inquirenti a un passo dall’identificazione ufficiale della vittima. In sede di autopsia era stato prelevato il Dna. Si tratterebbe di un italiano di circa 40 anni. Nulla di più trapela sull’identità dell’uomo ucciso con più colpi alla testa inferti con un oggetto contundente e poi bruciato per evitare, o quanto meno ritardare, che il corpo avesse un nome.
Italiano di mezza età
Secondo quanto emerso sinora il cadavere è stato dato alle fiamme nel capannone abbandonato dell’ex Brenta di Cerro Maggiore dove è stato trovato lo scorso 21 gennaio da tre giovanissimi rapper sul posto per girare un video musicale. Lo indicherebbero chiaramente i segni lasciati dalla fiammata sul terreno e sui muri. Non è chiaro, invece, se l’omicidio si sia consumato nell’area dell’ex Brenta oppure se il corpo della vittima sia stato trasportato lì dopo il delitto consumato altrove. Gli inquirenti sembrerebbero propendere per questa seconda ipotesi: il cadavere sarebbe stato “imballato” (sul volto della vittima sarebbero stati trovati brandelli di materiale plastico carbonizzato) spostato e poi incendiato nell’area dismessa di Cerro da qualcuno che evidentemente conosceva il posto. Potrebbe trattarsi di un modo per depistare le indagini; chi ha ucciso potrebbe averlo fatto in un luogo a lui riconducibile.
Delitto d’impeto
Le indagini coordinate dal pubblico ministero Massimo De Filippo (nella foto) dovranno anche ricostruire l’ambiente nel quale il delitto è maturato. Sul punto nulla trapela l’unica ipotesi considerata del tutto remota dagli inquirenti è quella relativa al legame tra il delitto e la criminalità organizzata. Non si tratterebbe di un’esecuzione (che prevede tra l’altro altre modalità) ma di un possibile delitto d’impeto che potrebbe aver poi costretto l’omicida a pianificare in modo certosino ogni azione possibile per evitare il ritrovamento del corpo e la sua identificazione.