Nel Parco Alto Milanese 4.000 conigli. Gestori e agricoltori cercano soluzioni

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LEGNANO – Sono più di 4.000 le minilepri e i conigli selvatici nel Parco Alto Milanese (nella foto sopra, una colonia in estate). Un numero impressionante e in costante crescita, con una densità di esemplari che supera i 10 per ettaro, quando risultano dannosi già in 5. I segni delle tane scavate nel terreno (sotto), ben visibili in questa stagione, sono tali da compromettere il sottobosco, rendendo instabili gli alberi e in particolare le robinie, che con il passare del tempo crollano. Per non parlare dei danni alle coltivazioni, sia di campi che di orti, cui si unisce la frustrazione degli agricoltori nel vedere puntualmente vanificato il loro lavoro.

Del problema e delle possibili soluzioni si è parlato ieri sera, lunedì 31 gennaio, in una riunione in modalità remota con una trentina di partecipanti fra agricoltori, associazioni animaliste e vertici del Pam. Fra gli interventi anche quello del comitato dei 60 ortolani del quartiere Mazzafame di Legnano. Mentre può risultare relativamente semplice installare una recinzione per proteggere le coltivazioni degli orti, questa soluzione non è attuabile nei 370 ettari del parco agricolo.

Fauna selvatica monitorata

La riunione si è aperta con i risultati di un monitoraggio sulla fauna selvatica, in particolare sulla presenza della minilepre e del coniglio selvatico, specie non autoctone che si sono riprodotte con estrema facilità e rapidità. Lo studio, condotto dall’esperto faunista Carlo Lombardi, è stato realizzato con l’obiettivo di delineare la densità di tali specie nel parco e di interfacciarsi con gli organi competenti. Gli interventi di prelievo degli animali selvatici, misura eccezionale volta a ristabilire gli equilibri ecologici, sono in capo a Regione Lombardia tramite la Polizia Provinciale, secondo il piano di gestione. Parallelamente, il Parco ha in programma azioni volte a migliorare e differenziare la fauna e gli animali antagonisti così da riequilibrare l’ecosistema.

No alla caccia, prelievo possibile

Le proposte emerse durante la serata saranno approfondite in relazione alla fattibilità che, come ha tenuto a ricordare il Consorzio che gestisce il parco, non è di sua competenza ma, come accennato, degli organi regionali e per la precisione degli Uffici Territoriali Regionali. L’obiettivo del Pam, che è innanzitutto un parco agricolo con il 95% del territorio di proprietà privata, è mantenere il divieto assoluto di caccia istituito da oltre 10 anni nei tre comuni di Legnano, Busto Arsizio e Castellanza per la sicurezza dei frequentatori e, insieme, creare le migliori condizioni per un ecosistema in cui una fauna equilibrata ha un ruolo fondamentale.

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