Cherokee contro Cherokee

La lotta dei nativi americani per i diritti e l’identità culturale

di Marta Mallamace

La nazione Cherokee è la tribù di nativi americani più grande riconosciuta a livello federale negli Stati Uniti. Un tempo insediata nelle terre orientali e sudorientali degli USA, oggi occupa l’Oklahoma prevalentemente in riserve e aree isolate.

I nativi ebbero un ruolo decisivo nell’America coloniale, furono alleati dei britannici contro i francesi e i coloni nella guerra d’indipendenza americana, arrivarono a conquistare una parziale sovranità su una parte delle loro terre e da allora non hanno mai smesso di lottare.

Il caso Cherokee

Chuck Hoskin Jr., capo della Cherokee Nation, ha recentemente dichiarato in una delle interviste alla CNN di aver avanzato un’importante richiesta alla casa automobilistica Jeep, più precisamente al gruppo Stellantis formato dalla fusione di Fiat-Chrysler e quello francese Psa: la fine dell’utilizzo improprio che si sta facendo del loro nome. Sono infatti due i modelli dei fuoristrada prodotti dalla casa americana a chiamarsi come i gruppi nativi: Jeep Grand Cherokee e Jeep Cherokee.

“Credo che in questo paese sia giunto il momento in cui le aziende e le squadre sportive ritirino l’utilizzo di nomi, immagini e spiriti dei nativi per i prodotti, le maglie e gli sport più in generale” dichiara Chuck Hoskin Jr. A seguito di questa presa di posizione, 87 società d’investimento hanno firmato lettere separate assieme a multinazionali globali come Nike, FedEx e Pepsi, minacciando i Redskins – squadra di foodball americano il cui nome fa chiaramente riferimento ai nativi americani, e che riportano sulla maglia uno logo che rappresenta un pellerossa – di interrompere i loro rapporti economici se il team non cambierà nome e logo, considerati entrambi razzisti.

I nativi americani stanno combattendo battaglie civili molto importanti per vedere riconosciuti i propri diritti. Di conseguenza si apre il dibattito sul tema dell’appropriazione culturale: da un lato c’è un utilizzo – per i nativi – improprio di simboli e nomi, come quello impiegato per i modelli delle Jeep, dall’altro le giustificazioni delle industrie, fra cui la Jeep stessa, la quale afferma che l’utilizzo di tale nome è un omaggio ai nativi. La Jeep sostiene infatti di aver scelto il nome Cherokee proprio per onorare e celebrare i nativi per la nobiltà, l’orgoglio e l’abilità che li contraddistingue. Per i nativi però non si tratta di onore ma di una mera strategia di vendita e marketing, diversamente da come avrebbero potuto onorarli conoscendone la storia, la cultura o affiancandoli nelle lotte che portano avanti da anni, quali la riappropriazione delle terre, la salvaguardia delle piante sacre ormai rischio estinzione e molte altre. La casa americana ha però “rispettosamente” rifiutato la proposta di togliere il nome Cherokee dai propri modelli e per ora la situazione è in stallo e resta aperta.

L’appropriazione culturale

Il tema dell’appropriazione culturale è tipico del territorio statunitense: l’adozione o l’utilizzo di una cultura da parte di un’altra dominante sarebbe una forma di oppressione o spoliazione. In questo caso specifico, non essendoci nessun riconoscimento della cultura d’origine in forma economica o simbolica, la Jeep mette a rischio l’immagine e l’intenzionalità del suo stesso brand. Sarà necessario che le richieste dei nativi vengano quindi rivalutate e prese seriamente in considerazione dalla casa americana, soprattutto oggi che i grandi e potenti hanno la responsabilità di riscrivere quegli atteggiamenti e quelle logiche nei confronti di minoranze.

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