Covid: decalogo di realismo e coscienza

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di Massimo Lodi

Decalogo di realismo e coscienza, al di là dell’inchiesta della magistratura e senz’alcuna pretesa conclusiva. Cosa dire del Covid che ci aggredì tre anni fa, e del modo in cui l’affrontammo? Ecco un riassuntino emozionale, forse comune a tanti di noi. Forse no. Vediamo, vedete.

Primo. I cinesi di nulla informarono tempestivamente, non mettendo sull’avviso -come da primario obbligo etico- il resto del mondo. Secondo. Nessuno era in grado d’identificare l’improvviso/micidiale nemico perché sconosciuto; ci si affidò giocoforza a fiduciosi tentativi nell’arginarne l’impeto devastante. Terzo. Opinioni difformi vennero manifestate da esperti vari sulle modalità di cura, rimedio, terapia imbarazzando chi presiedeva a scelte politiche. Quarto. Dubbi e angoscia crescenti colsero i massimi livelli istituzionali, sia per la misteriosa portata del virus e i contrastanti giudizi tecnici/scientifici, sia per la resistenza delle forze economico-sociali agl’ipotizzati interventi d’isolamento delle aree infette. Quinto. I leader di partito, anziché rispondere unitariamente (si chiama disciplina di Stato) all’emergenza, si divisero tra chiusuristi e aperturisti, non favorendo la coesione popolare/lo spirito civico essenziali ad accettare le misure assunte. L’elusione ai divieti fece proseliti.

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Massimo Lodi

Sesto. Il sistema di salvaguardia indispensabile a difendersi da una pandemia non risultò attivato al meglio, nonostante le regole in essere e magari l’intenzionalità a osservarle. Settimo. Da ormai qualche anno i fondi necessari a tutela e sviluppo della rete nazionale sanitaria avevano subìto una riduzione invece del contrario: il catastrofico evento mise a nudo l’imperizia/la sottostima strategica, tanto da sollecitare generose donazioni private in aiuto alle evidenti mancanze pubbliche. Ottavo. Chi si trovò in prima linea fece il possibile e l’impossibile allo scopo di salvare i malati: medici, infermieri, personale volontario diedero addirittura prova d’eroismo, in molti casi. Rimettendoci anche la vita. Nono. Inefficienze emersero e sbagli furono compiuti, però sotto l’incalzare d’uno tsunami epocale che non li avrebbe risparmiati a nessuno. Decimo. Tutto questo detto, ben vengano ulteriori indagini, approfondimenti, verifiche e altro che possa ricostruire la verità storica, individuare i livelli di responsabilità, concedere una parola di consolazione e -se del caso- offrire un atto di giustizia ai familiari delle vittime. Ma senza scordare che quella tragedia appartiene a tutti. E ciascuno deve rispondervi esaminando il decalogo di realismo e coscienza che lo riguarda. Sperando che l’autocritica di oggi serva a fronteggiare le situazioni critiche di domani. Non mancheranno, purtroppo.

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