Elezioni Varese, i ciellini Cattaneo e Bonoldi a confronto. Senza farsi male

Guido Bonoldi (a sinistra) e Raffaele Cattaneo

VARESEEntrambi candidati. Amici (del resto hanno più volte ripetuto di esserlo, nel corso del dibattito), che guardano entrambi al medesimo orizzonte politico: quel centro a cui tutti (tanti) tendono ma ancora con troppi distinguo e personalismi. Amici, ma anche rivali che stanno (forse non benissimo) su fronti partitici distanti. Per alcuni versi, anzi per alcuni valori, opposti.

Amici per necessità su fronti opposti

Eppure, Raffaele Cattaneo, esponente di Noi con l’Italia e in corsa con il rassemblement politico di Noi moderati nel centrodestra e Guido Bonoldi, che ha scelto Italia Viva, e sta a Palazzo Estense con il centrosinistra e a questo giro politico con Azione, ma distinto dal partiti di Letta, non si “mordono”. Anzi, nemmeno si punzecchiano. E se si esclude un colpo da “vecchia volpe” della politica di Cattaneo (“perchè votare Bonoldi che non ha possibilità di arrivare, meglio scegliere Noi moderati per dare forza al centro del centrodestra”), il dibattito al De Filippi non ha regalato sussulti da “titolone”, ma importanti spunti di riflessione.

Il mondo di Cl in ascolto

Sala Pigionatti piena ieri sera (giovedì 9 settembre). Con le 80 sedie predisposte tutte occupate e una settantina di persone in piedi. Tutte ad ascoltare due candidati che fanno riferimento a (e sono punto di riferimento di) Comunione e liberazione. Con l’ala ciellina di Enrico Angelini e Mauro Pramaggiore in cabina di regia. Nel senso che a organizzare il dibattito su voto politico, voto cattolico, voto ciellino non più monolitico è stata l’associazione “Persone e città”, realtà il cui presidente è Raffaele Nurra, conta a Palazzo Estense il consigliere Luca Boldetti, eletto nel listone moderato di centrodestra (Polo delle libertà). Ma dicono gli insider che ora, con la caduta del governo Draghi, l’associazione abbia ridotto le distanze dall’ala politica rappresentata da Bonoldi.

Arbitri di parte, ma imparziali

Vero o non vero, l’arbitro (Enrico Angelini) del dibattito è stato super partes. Compito non difficile, poiché Cattaneo e Bonoldi più che al rock, hanno dato vita a morbidi giri di valzer, girando intorno, più che puntando al centro, ai temi scottanti poiché divisivi: si è parlato poco di politiche sull’immigrazione, zero delle opposte visioni degli schieramenti in cui militano i due candidati su famiglia, droghe leggere. Poco di soluzioni che possano riassettare il folle quadro economico che morde le caviglie dei cittadini.

Stop a Cattaneo

L’unica frizione registrata è stata tra Cattaneo e il pubblico, fino a quel momento silente (manco un timido applauso al termine delle risposte, forse per non tradire l’intenzione di voto) e nel momento in cui l’assessore regionale ha chiesto di poter far ascoltare il Calenda pensiero su Renzi prima del recente abbraccio. Lì i presenti (non tutti, ma non pochi) hanno rumoreggiato e cercato di far desistere Cattaneo, il quale però ha pigiato sull’acceleratore e, anziché far sentire l’audio, ha letto l’intervento.

«Caduta di stile», commenta qualcuno a fine serata. «Ha osato, ma in qualche modo le differenze doveva farle venir fuori», ha invece contrapposto qualcun altro. Pareri contrapposti di amici elettori che voteranno coalizioni opposte, sperando, come gli amici candidati, che il sogno di rivedere il voto cattolico e moderato confluire sotto un unico tetto non resti tale fino a diventare il tormentone da riproporre a ogni giro elettorale.