MALPENSA – Emirates ha annunciato ai sindacati un Piano di ristrutturazione che coinvolge Malpensa e le altri basi italiane. Un fulmine a ciel sereno che spiazza i 160 dipendenti circa dislocati tra Milano, Roma, Bologna e Venezia, tuttora all’oscuro del loro futuro occupazionale.
Sindacati all’attacco
La denuncia arriva unitariamente Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo. “Da un lato ricorre agli ammortizzatori sociali messi a disposizione dal Governo italiano per superare la crisi pandemica e dall’altro ci comunica che intende dismettere le proprie attività, nonostante il traffico aereo sia in ripresa ed abbia ricominciato a volare su tutti gli scali italiani”. L’atteggiamento della compagnia Emirates viene definito incomprensibile, proprio ora che il traffico aereo sta finalmente ripartendo dopo quindici mesi difficilissimi: “Non si può far pagare alle lavoratrici e ai lavoratori il prezzo della pandemia ed anche per questa ragione il prossimo 18 giugno abbiamo indetto lo sciopero nazionale di tutto il settore del trasporto aereo che riguarda anche tutte le compagnie straniere con basi in Italia come Emirates”.
Si parte dal cargo
A distanza di settimane ormai dal primo annuncio aziendale in merito alla volontà di procedere in Italia con una ristrutturazione, lunedì è previsto un incontro da cui potrebbe emergere i dettagli e i primi numeri della crisi. Da quello che trapela finora pare che Emirates voglia innanzitutto procedere con la cessione del ramo di azienda relativa al cargo, ovvero proprio ciò che ha tenuto in piedi il traffico aereo in questo anno e mezzo con in passeggeri a bordo azzerati o quasi. Della merce che vola in stiva in direzione Dubai (e New York a Malpensa) in Italia se ne occupano 25 dipendenti su un totale di circa 160 lavoratori che compongono lo staff italiano. Si tratta esclusivamente di personale di terra in quanto piloti e assistenti di volo fanno invece riferimento alla sede centrale negli Emirati Arabi Uniti.
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