Europa e futuro, l’analisi a Castellanza con Area Giovani

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CASTELLANZA – In una serata in cui, come ha sottolineato don Magnoni, «finalmente si pensa, si smette di gridare, si mettono via gli slogan e si impara» sono state analizzate l’Unione Europea e la sua storia in vista delle imminenti elezioni. Storia, istituzioni, economia e problematiche dell’Europa sono state al centro di “Quale futuro per l’Europa? Verso le elezioni del 26 maggio”, evento organizzato ieri, martedì 14 maggio, al cineteatro Dante di Castellanza dall’associazione culturale Area Giovani. L’incontro, moderato da Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, ha ospitato gli interventi di Gianni Borsa, giornalista professionista e corrispondente dell’agenzia stampa Sir da Bruxelles, Don Walter Magnoni, responsabile del Servizio per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Milano e Anna Maria Tarantola, presidente Rai dal 2012 al 2015 e vicedirettore generale della Banca d’Italia dal 2009 al 2012.

Due segnali positivi

In una sala completamente gremita, tanto da costringere innumerevoli persone ad assistere in piedi lungo le pareti, Alessio Gasparoli, presidente di Area Giovani, ha presentato l’associazione castellanzese e le sue attività: «È nata da cinque ragazzi cresciuti in ambito oratoriano. Organizziamo eventi culturali per far conoscere meglio la realtà che ci circonda. Scopo di questo incontro è far conoscere le istituzioni europee: forse non darà tutti gli strumenti necessari ma farà arrivare preparati al voto». A prendere per primo la parola è stato Fontana:«Vedo due segnali positivi. Sono le prime elezioni europee in cui si discute veramente di Europa, prima erano un sondaggio sulla politica nazionale. E, sebbene fosse un tema molto forte prima delle ultime politiche, nessun partito punta più alla sua disgregazione. Nella retorica populista l’Unione era il colpevole perfetto e una parte di responsabilità l’ha avuta. Ma è stata anche una giustificazione per non occuparsi di questioni serie. La politica italiana ha passato gli ultimi sette anni a chiedere sempre a Bruxelles più flessibilità. Risultato: sebbene Paese fondatore, ora è ai margini e deve riconquistare il suo ruolo».

Un contagio diffuso a rapidità incredibile

Tarantola ha ripercorso la storia dell’Unione distinguendola in grandi periodi: da quello iniziale, del sogno, del manifesto di Ventotene e della prima comparsa della parola “comunità” con la CECA, a quello della realizzazione, con il Trattato di Roma e i sei Paesi fondatori, fino all’attuale. In cui, dopo i fatti dell’11 Settembre, la crisi economica del 2007-2008 ha mostrato, diffondendo il contagio a rapidità incredibile, quanto gli Stati fossero interconnessi. Salvataggi e austerità hanno fatto poi emergere gli squilibri tra i Paesi di nord e sud Europa. Borsa ha invece fornito un quadro generale dell’Unione Europea, sia sullo scacchiere globale, «grande attore ma piccola rispetto a Paesi come Stati Uniti, Cina, India e Brasile», che quanto a competenze, organi principali e i criteri direttivi. Solidarietà e sussidiarietà sono stati richiamati da don Magnoni che, oltre ad ammonire riguardo alla questione demografica, ha ricordato i monaci benedettini: «Non si può negare che ci sia stata una forte influenza di uomini e donne che, vivendo da cristiani, abbiano fatto crescere la società e l’Europa stessa».

Si poteva fare meglio

Nella seconda parte dell’appuntamento Fontana ha interrogato i singoli relatori. «Si poteva fare meglio ma in realtà l’Europa è cresciuta di più di tante altre aree. Tutti i paesi dell’Unione si collocano tra i primi sessanta posti per il più alto livello di sviluppo», ha dichiarato Tarantola. Borsa ha avanzato delle proposte: «Un sano patriottismo è diverso da un “prima noi, anche a scapito di voi”. Inoltre, se si vuole chiedere la riforma delle istituzioni politiche, bisogna chiedersi se c’è un senso della cittadinanza, e della responsabilità a partire dalle piccole cose. Ci vorrebbero dei simboli che tutti riconoscono: un unico seggio per l’Europa all’Onu, una rappresentanza unica alle Olimpiadi e rendere il 9 maggio, giorno della dichiarazione Schuman, una festa come il 2 giugno». Don Magnoni ha indicato come riferimento tre discorsi di Papa Francesco: i due pronunciati a Strasburgo il 25 novembre 2014 al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa, e quello in occasione del premio Carlo Magno del 2016. Prima della conclusione, con il saluto di Mirella Cerini, sindaco di Castellanza, la battuta finale di Fontana è stata con Tarantola: «Dalla platea qui davanti non si direbbe, ma il mood del Paese mostra che gli italiani sono tra i più negativi verso l’Europa. Come si supera questo sentimento, legato anche a un desiderio di risarcimento?». «Bisogna pensare a quello che abbiamo avuto in questi settant’anni: pace, libera circolazione, valori comuni. Si può fare di più sapendo cosa abbiamo avuto», è stata la sua risposta.

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