Già duemila firme per la Cascina dei poveri. Il Comitato “chiama” i politici

busto cascina dei poveri
La chiesetta di San Bernardino e parte della Cascina dei poveri in una foto d'epoca

BUSTO ARSIZIO – Duemila e più firme, altre sono in arrivo. E’ il primo step della petizione lanciata dal Comitato pro Cascina dei poveri a Beata Giuliana in favore della ristrutturazione della storica struttura o di quel che ne rimane e dell’oratorio seicentesco di San Bernardino. A tirare il gruppo è un docente noto in città, Tito Olivato, che si è fatto carico di coordinare l’iniziativa, rivolta al Fai, così che si possano ricevere fondi per mettere mano agli edifici, ma anche ai politici locali. Obiettivo: sensibilizzarli rispetto a un patrimonio storico e culturale che rischia di disperdersi per sempre. “La politica locale, a cominciare dall’amministrazione civica, dica se e come intende muoversi su questo versante” avverte il professor Olivato. Risposte? “Le attendiamo”. Nel frattempo, lo stesso Comitato ha diffuso un intervento nel quale prende posizione rispetto al contesto urbanistico in cui si colloca la Cascina dei poveri, circondata (è il caso di dire così) da insediamenti, già esistenti e futuri, che la minacciano seriamente. Uno su tutti: il previsto ospedale unico. Eccolo.

Realtà e desiderio

Con tutta probabilità tra qualche anno inizieranno i lavori dell’Ospedale Unico e non sono pochi gli abitanti di Beata Giuliana (ma in parte anche di Busto città) a dirsi scettici sulla necessità, anzi molti decisamente contrari alla realizzazione di un mausoleo in prossimità della storica Cascina dei Poveri.

Bustocchi e bustesi intervistati, attenderebbero piuttosto una implementazione di quello esistente che solo qualche decennio fa era considerato un’eccellenza per i molti reparti altamente specializzati, la presenza di numerosi anestesisti, i tempi di attesa circoscritti e sostenibili dai pazienti.

Il punto della situazione

Gli incombenti palazzi dell’imprenditore Caltagirone prospicienti il Sempione, si annoverano in una lista composta dal complesso commerciale al posto della Mizar, a cui seguono le due RSA di prossima realizzazione, pare con 240 posti letto, e il nuovo ennesimo supermercato elvetico (all’ingrosso) Migross, per alimentare un traffico sempre più laocoontico. L’Ospedale Unico non farà altro che aumentare esponenzialmente la già poco agevole viabilità. Una viabilità che è messa alle strette tutte le mattine per un’ora durante l’anno scolastico, dato che l’Istituto Tosi, in prossimità della Cascina dei Poveri, ha al suo interno una popolazione scolastica di oltre un migliaio di studenti.

Se non si può pensare di fermare il progetto dell’Ospedale per il quale la Regione ha già stanziato centinaia di milioni di euro (pare mezzo miliardo), potrebbe essere ragionevole ipotizzare una coniugazione tra nuovo (Ospedale) e vecchio (Cascina dei Poveri) in linea con un principio presente nel rapporto dell’OMS del 2019.

Nel rapporto infatti si legge di una alleanza tra cultura e benessere, nello specifico tra arte e salute. Necessita far nascere un nuovo spirito di condivisione con cui ripensare gli spazi culturali e civici, in una nuova ottica che li renda più inclusivi e coinvolgenti.

Un bell’articolo di due anni fa di Roberta Capozucca di Arteconomy del Sole 24 Ore, riportava un titolo significativo che fa al caso nostro: Se l’arte fa bene alla salute, risparmiamo tutti: la conferma dall’Oms.

Epoche diverse si guardano

Ieri e oggi hanno avuto sempre qualche difficoltà ad armonizzarsi, ma se ci riescono possono offrire soluzioni vantaggiose per tutti, esiti inaspettati. Non bisogna assolutamente lasciare andare le cose e il FAI potrebbe essere un’occasione molto interessante e a portata di mano, pertanto è fondamentale raccogliere le firme e fare votare più cittadini possibile.

Siamo consapevoli che per lo stato di abbandono durato decine di anni, della Cascina non potranno essere salvate le pareti esterne, quelle costruite intorno al 1860 e altre porzioni ormai prossime al disfacimento, però una parte, tra cui le arcate, potrebbero essere debitamente restaurate o conservate per realizzare dei luoghi in cui fare respirare la storia anche attraverso dei mattoni a vista.

In questo modo si risponderebbe in toto a quanto espresso nelle linee guida sulla “Umanizzazione degli spazi” del Ministero della Salute, cioè luoghi utili al paziente o al visitatore, in corrispondenza degli accessi alla struttura e in prossimità delle attività di front-office quali CUP, accettazione, spazi informativi e lungo i percorsi principali.

Il modello glocal

L’Ospedale Unico non può non fare i conti con la storia secolare rappresentata dall’ambiente paesaggistico e dagli edifici storici, tenendo in considerazione almeno le seguenti cose: in Cascina dei Poveri c’erano due uscite una verso Busto e una verso Gallarate, la selva longa abbracciava tutta l’area destinata all’Ospedale.

Pertanto il progetto di realizzare contestualmente un parcheggio alto una decina di metri che contenga oltre 2500 veicoli proprio davanti all’Oratorio di San Bernardino, non dice nulla della storia di Beata Giuliana e dei suoi abitanti, anzi cancella con un colpo di spugna l’identità stessa di un quartiere e di una popolazione.

Auspicabile invece privilegiare una visione glocal che si concentri sulla dimensione globale e locale (da cui la sigla glocal), proprio come quella dell’Ospedale Unico con la nostra Cascina (Oratorio di San Benedetto incluso). Solo in questo caso, attraverso una armonizzazione delle epoche, si può pensare di unire il futuro con la storia. Contrariamente lo sradicamento prenderebbe il sopravvento con una perdita di identità che invece va tutelata a partire dal luogo che si vive come recita bene l’articolo 9della Costituzione Italiana.

busto cascina dei poveri – MALPENSA24