Gianni Bugno a Busto: «Le piste ciclabili? Le abolirei. Si rispettino le bici in strada»

BUSTO ARSIZIO – «Io le piste ciclabili le abolirei, è un ghettizzare i ciclisti». Parola di Gianni Bugno, due volte campione del mondo di ciclismo e vincitore del Giro d’Italia del 1990 (con la cronoscalata Gallarate-Sacro Monte alla penultima tappa). E il sindaco Emanuele Antonelli, in prima fila, si alza e gli offre la fascia tricolore. Spiazzante Bugno nella serata nel cortile di palazzo Gilardoni, secondo evento del percorso che porterà alla partenza della Tre Valli Varesine del Centenario proprio da Busto Arsizio. Intervistato dal giornalista varesino Sergio Gianoli, ha persino confessato: «Non ero capace di andare in bicicletta. Rischiare non era il lavoro per me. Ho ancora paura di andare in discesa, non riesco a capire come ho fatto ad andare in bicicletta, se devo dire la verità».

Le piste ciclabili

«Meglio la striscia bianca che delimita la parte ciclabile e poi sensibilizziamo automobilisti per essere più disciplinati nei confronti dei ciclisti indifesi – il Gianni Bugno pensiero sulle piste ciclabili – la bicicletta dovrebbe essere rispettata come i pedoni sulle strisce o come i trattori che trasportano il letame e hanno dietro la colonna di macchine che aspettano di superare senza suonare il clacson. Invece quando sei in giro con la bici da corsa trovi sempre l’imbecille che suona o quelli che ti stringono. Non è il Far West, solo le forze dell’ordine possono multare i ciclisti. Se la bicicletta fosse riconosciuta come veicolo potremmo evitare di buttar via soldi per le ciclabili. In Spagna ci sono già i cartelli che segnalano di tenere un metro e mezzo di distanza quando si sorpassa un ciclista».

«Sindaco subito»

Niente ciclabili dedicate, ma Bugno “sponsorizza” fortemente l’uso della bicicletta nel quotidiano: «È l’unico mezzo veloce per andare da un punto all’altro senza inquinare – sostiene il campione – a me fa venire il nervoso che è un problema andare da Monza a Milano in bici, appena 16 chilometri. Coi mezzi ci metti una vita, con la macchina devi trovare parcheggio». Una questione innanzitutto culturale: «Bisognerebbe smetterla di scandalizzarsi se uno arriva in ufficio in bicicletta, quando in realtà si suda di più a cercare parcheggio…E non capisco perché si debbano portare i bambini a scuola in macchina, tutti in colonna, o perché usare le macchine elettriche che vanno con elettricità che non è prodotta dalla dinamo ma con il gas». Parole che sono apparse musica per il sindaco Antonelli: «Le piste ciclabili non posso toglierle perché mi massacrano, ma io la farei subito sindaco – ha detto a Gianni Bugno – con la sua filosofia mi disarma l’opposizione e me la sistema in quattro e quattr’otto».

Le rivelazioni

Tra aneddoti e rivelazioni, il ciclista brianzolo ha lasciato più volte a bocca aperta il pubblico presente, almeno 120 persone. Invitato per presentare il suo libro, “Per non cadere. La mia vita in equilibrio”, scritto a quattro mani con Tiziano Marino, Gianni Bugno ha ammesso: «Io il libro non l’ho letto. L’ho scritto con Tiziano, ma non l’ho letto: perché non mi piace sentire quello che dico, guardare quello che faccio». Spiazzanti anche i suoi racconti sulla sua carriera. «Io odiavo il pavè, la strada bella liscia è meglio. E non capisco le “strade bianche” quando ci sono quelle asfaltate. E se piove? Stiamo a casa invece di correre…». E la sua filosofia: «Il mondiale? È una corsa, una riga per terra. Il giorno dopo non c’è più».

La serata

Il due volte campione del mondo di ciclismo era a Busto Arsizio per la presentazione del suo libro “Per non cadere. La mia vita in equilibrio” scritto con Tiziano Marino. La serata era inserita nel contesto degli eventi collaterali alla centesima edizione della Tre Valli Varesine, gara Pro Series per professionisti in programma martedì 5 ottobre con partenza da Busto Arsizio e arrivo a Varese. Sono stati il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli e l’assessore allo sport Laura Rogora a fare gli onori di casa, con Renzo Oldani che ha portato il saluto della Società Ciclistica Alfredo Binda e con il presidente nazionale Cordiano Dagnoni a rappresentare la Federazione Ciclistica Italiana.

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