Giovanni Visconti, il ‘marine’ non si ferma: “Correrò fino al 2023”

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Giovanni Visconti è reduce da 50 e più giorni di lockdown vissuti serenamente nella sua abitazione sulla collina del San Baronto, la salita più famosa della Toscana, nel Comune di Larciano. La diffusione del covid-19 non ha intaccato il suo ottimismo, anche se spesso rabbia e timore si sono fusi in un cocktail difficilmente digeribile per un campione come lui, che vive di bicicletta e quindi di ciclismo. 16 anni di lusinghiera milizia tra i Professionisti con 40 vittorie ottenute in totale, inclusi tre campionati italiani, un Giro della Turchia, il GP Industria e Commercio di Prato, il Giro di Toscana, il Giro dell’Emilia e la Coppa Sabatini, danno l’esatta misura delle notevoli qualità di questo talentuoso atleta siciliano, nato a Torino ma cresciuto ciclisticamente in Toscana sotto l’ala protettrice di Angelo Citracca e Luca Scinto. Non appena si stanno allargando le maglie dell’isolamento dovuto al coronavirus, lo contattiamo al rientro a casa, dopo una passeggiata in Mountain Bike sui sentieri del San Baronto e subito sorge spontanea una domanda.

Perché hai scelto la Mountain Bike e non la bici da corsa?
«Il via libera per noi professionisti non è ancora stato recepito da tutti e perciò non voglio rischiare. C’è troppa gente in giro che si comporta in modo incivile con i ciclisti. Ricordo che all’inizio del periodo di lockdown, i primi di marzo, fummo costretti a smettere di allenarci perché si verificarono addirittura dei casi in cui dei ciclisti erano stati assaliti e malmenati da automobilisti, che non capivano perché quelle bici si trovassero ancora a circolare liberamente sulla sede stradale».

Che effetto ti ha fatto trovarti ad affrontare questa pandemia?
«Sembra di vivere in una realtà parallela. Il virus ha sorpreso tutti, nessuno pensava che avrebbe potuto causare così tanti morti e dei danni ingenti sotto il profilo economico. Io parlo per il ciclismo, ma sono consapevole che anche negli altri sport ci siano situazioni drammatiche».

Soluzioni per la gente comune?
«Bisogna stare uniti, attenersi alle normative e sperare che quanto prima giunga il vaccino. Non vedo altri modi possibili per uscire da questo incubo».

La Lombardia è la regione italiana più colpita: hai dei colleghi che vivono da quelle parti?
«Sì, Garosio e Frapporti, due compagni di squadra nella Vini Zabù KTM che abitano in provincia di Brescia. Ci sentiamo spesso e mi dicono che stanno assistendo a una vera tragedia».

Come sta vivendo questo periodo la tua famiglia?
«Ribadisco che io e mia moglie Katy siamo sereni, un po’ impauriti ma sereni. I nostri figli, Thomas e Noemi, invece, si sono dedicati con inaspettata volontà allo studio. Noemi, la più piccina, è la più motivata e lo sarebbe anche Thomas se non fosse distratto dal gioco del calcio che adora: del resto ha 10 anni e va capito».

Puoi leggere una morale in questa pandemia?
«La morale è che il nostro concetto di normalità, dopo quanto ci sta accadendo, non sarà più così scontato e in certi casi ignorato. Mi vengono in mente le piccole cose, come quando a metà allenamento ci fermavamo per andare a berci un caffé in un bar di amici. Ecco, la normalità, l’importanza di quel piccolo gesto la possiamo capire solo adesso, mentre viviamo situazioni alienanti come l’attuale».

Chi saranno i ciclisti più danneggiati?
«Direi due tipologie, coloro che sono a fine carriera e i giovani in procinto di passare professionisti. Per queste due categorie la perdita di un anno può significare la fine delle loro carriere».

E Giovanni Visconti cosa vede nel suo futuro?
«Resto molto positivo. Correrò nel 2021 e almeno fino al 2023, mi sento forte e integro. Angelo Citracca compie immani sacrifici, con tanta passione, per mettere in piedi tutti gli anni una squadra competitiva e io voglio ringraziarlo a suon di risultati. Non siamo ancora sicuri se quest’anno la stagione agonistica – anche in forma molto ridotta come ha proposto l’UCI e con le gare concentrate tra agosto a novembre – riuscirà ad avere un suo svolgimento. Se così non fosse, per il 2021 vorrei concentrarmi sul Giro d’Italia, sul campionato italiano, sulle Olimpiadi e sul Mondiale. Del resto il CT Cassani mi conosce alla perfezione e ha dimostrato di fidarsi di me; allo stesso tempo possiedo l’esperienza necessaria per  sapere cosa bisogna fare per meritare una maglia azzurra».

Il tuo rapporto con Luca Scinto?
«Ci sentiamo tutti i giorni, non è certo un segreto che Luca sia una delle persone più importanti per la mia carriera, un preciso punto di riferimento».

Archiviato per sempre il World Tour?
«Ho militato in squadre di questa categoria e devo dire che non è tutto oro quello che luccica, anzi, mi risulta che ci siano squadre World Tour a rischio di chiusura, quindi non ho rimpianti».

In definitiva, credi che l’umanità abbia delle responsabilità su quanto sta accadendo?
«Sicuramente la natura si sta ribellando all’uomo. Poi, lo sfacelo della sanità pubblica italiana è un punto assai dolente e ce ne stiamo accorgendo concretamente solo adesso, dopo essere stati coinvolti pesantemente in questa pandemia. I troppi tagli effettuati in passato mi fanno ripensare ad un proverbio siciliano “Più spendi e meno spendi!”».

Una frase per fotografare il tuo, nostro oggi?
«Siamo impegnati in una lotta impari, contro un nemico terribile che però dobbiamo sconfiggere ad ogni costo, per impadronirci nuovamente del nostro futuro».

Articolo a cura della redazione di Tuttobiciweb

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