Il dilemma di Matteo Salvini

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di Massimo Lodi

Il vero tavolo di Salvini è quello con sé stesso: restare o no al governo? Ipotesi 1. Draghi sale al Colle anche coi voti della Lega, che va all’incasso. Cioè: o Giorgetti diventa premier o al suo posto s’insedia un tecnico che, oltre a garantire l’attuale equilibrio, sposta più a destra la politica di Chigi: archiviata l’idea di elezioni anticipate, bisogna contrastare la Meloni in vista del 2023. Lasciarle troppa corda nel ruolo d’unica oppositrice significa farsene impiccare al rinnovo naturale della legislatura. La partita è rischiosa, pur se i ceti produttivi che votano Carroccio la giocherebbero volentieri. Confidano nella sconfitta del Covid entro qualche mese, e nei benefici da Pnrr per una ripresa economica già sorretta da numeri-boom.

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Massimo Lodi

Ipotesi 2. Draghi sale al Colle anche coi voti della Lega, che però si defila dall’esecutivo benedetto dal nuovo presidente della Repubblica. Meglio lasciare ad altri (Di Maio, Franceschini o Guerini premier) l’onere dell’impopolarità imposta da nuovi sacrifici e mettersi in aperta concorrenza con la leader di Fratelli d’Italia nel megafonare gli scontenti. Lo scetticismo dei governatori nordisti rientra e il mondo imprenditoriale gradisce il sostegno all’idea di norme meno rigide/confuse sul contrasto al virus nell’ambito lavorativo. A bilanciare il ritiro, Salvini offre la disponibilità verso un cambio di legge elettorale: sistema proporzionale con sbarramento alto, cinque per cento. Sicché, nel dopo urne, chiunque abbia mano libera per allearsi con chiunque altro.

Naturalmente le due ipotesi devono tenere in conto la reazione di Berlusconi, non morbida in entrambi i casi. Ma nel disegno di sganciamento parziale o totale finalizzato a futuri vantaggi, ci sta (ben venga) che il Cavaliere s’intruppi in una maggioranza Ursula, da Forza Italia ai Cinquestelle. Il bombardamento propagandistico dalle barricate di minoranza sarebbe ancor più efficace. Magari di tanto in tanto aiutato dalle incursioni del neo-polo centrista imbastito da Renzi assieme alla coppia Toti-Brugnaro. Un’aggregazione con deputati e senatori sufficienti a condizionare il meteo della serenità parlamentare.

Per sciogliere il dilemma, Salvini, informato negli anni milanesi del liceo classico sull’Oracolo di Delfi e sulla Sibilla cumana, chissà che non faccia visita alle grotte di Cazzago Brabbia. Lì un parere ispirato lo si riceve sempre. E talvolta perfino una realizzabile profezia.

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