Il pasticcio dei camici donati alla Regione dal cognato e dalla moglie di Fontana

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VARESE – Un pasticcio, di sicuro un clamoroso pasticcio ma pur sempre tale. E’quanto emerge dalle notizie pubblicate sul Fatto Quotidiano di oggi, domenica 7, che anticipa un’inchiesta di Report, la trasmissione di Rai3 in agenda per domani sera, lunedì 8 giugno. Si tratta della fornitura di camici e presidi sanitari per medici anti-Covid, valore 513mila euro, da parte della Dama Spa, nota azienda di Varese, alla Regione Lombardia. Tutto nella norma? Mica tanto: della Dama è titolare Andrea Dini, cognato del governatore Attilio Fontana. Non solo, la moglie di Fontana, Roberta Dini, partecipa alla società con una quota del 10 per cento.

E’ conflitto d’interessi?

Palazzo Lombardia spiega che il presidente Fontana era all’oscuro di tutto. A prima vista c’è però chi parla di conflitto d’interesse. Vero? Le cose starebbero in un altro modo, benché sia scontato supporre che gli sviluppi della vicenda saranno soprattutto di natura politica. A rimettere in asse l’intera questione è il fatto che la Dama avrebbe donato i camici, cioè non se li sarebbe fatti pagare. Aspetto che in qualche modo attenua l’incendio. Ma prima che la fornitura dei Dpi si tramutasse in una donazione sarebbe stato negoziato un appalto tramite l’agenzia regionale pubblica degli acquisti Aria, affidamento diretto senza gara. Lo avrebbero accertato gli inviati di Report che ad Andrea Dini avrebbero sottoposto il documento che stabilisce l’accordo, stipulato in piena emergenza coronavirus, sulla base di 513mila euro, consegna della merce dal 16 aprile, emissione della fattura entro la fine dello stesso mese, pagamento a 60 giorni. Il diretto interessato conferma però la donazione. In effetti, il 22 maggio, i soldi già incassati sono stati restituiti alla Regione. Aria replica in sintesi che si è trattato appunto di una donazione e che da Palazzo Lombardia non è uscito un euro.

L’intervista al citofono

Al citofono, il titolare dalla Dama (che detiene il marchio Paul&Sark) dichiara al giornalista di Report: “Non è un appalto, è una donazione. Chieda pure ad Aria, ci sono tutti i documenti”. Poi, in un secondo momento, quando l’inviato di Rai3 gli svela di essere in possesso dell’ordine di forniture, ammette: “Effettivamente, i miei, quando io non ero in azienda durante il Covid, chi se n’è occupato ha male interpretato, ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”.

Il governatore all’oscuro di tutto

Così sarebbe effettivamente accaduto, anche se la frittata oramai era fatta. A pagarne le spese (politiche) sarà di sicuro Attilio Fontana, che pure ribadisce attraverso i suoi portavoce, di non essere stato al corrente della vicenda. Insomma, di esserne vittima inconsapevole. Conoscendolo, c’è da credergli. Fontana è persona perbene per mischiarsi a situazioni illecite e finire in simili trappoloni. Restano le conseguenze mediatiche, d’immagine e politiche sul governatore e sulla stessa Regione, già minata da un clima pesante per la gestione dell’emergenza coronavirus e per il confronto politico che, giorno dopo giorno, si fa sempre più aspro.

Il presidente querela: “Attacco vergognoso”

Nel primo pomeriggio di oggi, domenica, Lombardia Notizie, l’agenzia giornalistica della Regione diffonde la seguente dichiarazione del presidente Fontana in merito al caso dei camici: “Ho dato mandato ai miei legali di querelare ‘Il Fatto Quotidiano’ per l’articolo di oggi che anticipa i contenuti della prossima puntata della trasmissione televisiva della Rai ‘Report’ in cui si racconta di una donazione di camici per protezione individuale forniti alla Regione Lombardia. Si tratta dell’ennesimo attacco politico vergognoso, basato su fatti volutamente artefatti e scientemente omissivi per raccontare una realtà che semplicemente non esiste”.

“Agli inviati della trasmissione televisiva ‘Report’ – prosegue Fontana – avevo già spiegato per iscritto che non sapevo nulla della procedura attivata da ARIA SpA e che non sono mai intervenuto in alcun modo. Oggi il titolo di prima pagina del ‘Fatto’ e il testo mettono in connessione la ditta fornitrice con la mia persona attraverso la partecipazione azionaria (10%) di mia moglie e invocano un conflitto di interesse peraltro totalmente inesistente, proprio perché non vi è stato da parte mia alcun intervento“.

“Il testo del ‘Fatto’- conclude il governatore – infatti, in maniera consapevole e capziosa omette di dire chiaramente che la Regione Lombardia attraverso la stazione appaltante ARIA SpA non ha eseguito nessun pagamento per quei camici e l’intera fornitura è stata erogata dall’azienda a titolo gratuito. Ho anche dato mandato a miei legali di diffidare immediatamente la trasmissione ‘Report’ dal trasmettere un servizio che non chiarisca in maniera inequivocabile come si sono svolti i fatti e la mia totale estraneità alla vicenda”.

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