Il referendum sul taglio parlamentari, Ponzio Pilato e la pancia degli elettori

bottini messina denaro
Gian Franco Bottini

di Gian Franco Bottini

Il 20 settembre il popolo italiano potrà votare per confermare, con un referendum, la riduzione del numero dei parlamentari. Se lo farà o meno si vedrà, tenendo conto che in molte località ciò avverrebbe in concomitanza di elezioni comunali, regionali e persino per la sostituzione di un paio di parlamentari.

Vogliamo subito renderci antipatici con una opinione, strettamente personale, che non pretende di essere condivisa, ma che, a nostro avviso, merita una riflessione.

Quando si parla di referendum si parla spesso della massima espressione di un sistema democratico; perdonateci ancora una volta, ma a nostro avviso l’istituto del referendum, calato nel sistema italiano, molto spesso rappresenta, purtroppo, il fallimento del sistema stesso, che nelle sue regole fondamentali ha quella della “rappresentatività elettiva”.
Il popolo elegge i suoi rappresentanti, persone “competenti”, che hanno il dovere di decidere secondo gli indirizzi dei loro elettori; se essi non sono in grado di farlo, in alcuni casi devono fare ricorso al popolo con un referendum, con ciò dichiarando la loro “incapacità” a decidere ed in un certo senso la debolezza del sistema.

Per inciso, però, sarà bene fare una autocritica: se i “competenti” si dimostrano “incompetenti” la responsabilità della scelta sbagliata è di chi li ha eletti e non del sistema democratico pensato probabilmente per un popolo che sia più oculato nelle sue scelte nel momento in cui vota, piuttosto che oramai abituato a seguire le mutevoli spinte dei borborigmi della propria “pancia”.

Ed è il caso specifico di questo referendum, al quale si è arrivati proprio per incapacità dei parlamentari di arrivare alla necessaria maggioranza qualificata, per motivi ovviamente di bottega, ma anche di interesse personale, cosa che la meschinità di certi recenti episodi di ingordigia monetaria ha ancora una volta evidenziato come presenti nel nostro parlamento. La storia referendaria italiana non sempre è stata gloriosa ed in molti casi lo scarso interesse della gente è stato proprio un segnale di insofferenza verso una classe politica insufficiente.

Nell’attuale caso specifico la concomitanza con altre consultazioni aiuterà, probabilmente, la tenuta della media di affluenza nazionale, ma non aiuterà sicuramente a dare dignità ed attenzione alle scelte, che saranno fortemente condizionate da quelle fatte nelle altre contestuali votazioni le quali, ragionevolmente, relegheranno l’argomento referendario all’ultimo posto nelle attenzioni degli elettori coinvolti.

Eppure, la materia in questione è importantissima, non fosse altro perché cambierebbe la nostra Costituzione proprio nelle regole di quella “rappresentatività elettiva”, che abbiamo poc’anzi segnalato come mattone portante del nostro sistema democratico. Noi vorremmo decidere con la “testa” e non con la “pancia” ma, sinceramente, all’uscita di un periodo estivo strano ma agognato, con l’incombenza di difficoltà economiche e forse anche sanitarie, con i tanto detestati, ma in questo caso utili, canali televisivi impegnati a ricominciare a “ballar sotto le stelle” piuttosto che a parlar di cose serie, temiamo che la gente arrivi, il 20 settembre, del tutto impreparata.

I nostri parlamentari poi, si sono talmente fatti apprezzare che alla domanda referendaria “volete voi che un terzo dei parlamentari sia mandato a casa?”, presumibilmente la risposta, tutta di “pancia”, sarebbe scontata. Ricordando però che Ponzio Pilato, in una analoga situazione, pose una domanda che diede luogo a una risposta della “pancia” del popolo della quale ancor oggi se ne parla, la cosa ci mette qualche ansia.

Non vogliamo assolutamente esprimere la nostra opinione sul voto ma vorremmo solo togliere dal tavolo, come elemento decisivo, il risparmio in “euro” del quale il nostro bilancio annualmente beneficerebbe con la riduzione dei parlamentari: circa un quarto di quanto stanziato dal governo per facilitare l’acquisto di monopattini elettrici. Cosa c’entra, direte voi; nulla, per l’appunto…

Sarebbe invece fondamentale capire cosa significherebbe la riduzione dei parlamentari in termini di rappresentatività, avendo già chiarito che essa ha un grande valore per la nostra democrazia a patto che la qualità di chi ci rappresenta sia “competentemente” all’altezza. Ma questa, come già detto, è tutta un’altra storia e il tenerne conto è tutto e solo affar nostro!

referendum parlamentari bottini pancia – MALPENSA24