Imprese varesine a picco. Univa: basta assistenzialismo, servono investimenti

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Roberto Grassi, presidente Univa, durante il suo intervento all'assemblea (parte privata) degli industriali varesini

VARESE – Il ricorso alla Cassa Integrazione che ha raggiunto, nei soli primi 4 mesi dell’anno, le 15,4 milioni di ore, quando in tutto il 2019 erano state 5 milioni; il coinvolgimento di un terzo degli addetti dell’industria locale nella Cigo; il calo dei consumi elettrici delle aziende che ad aprile si è attestato sul -35%; il crollo medio, anche in questo caso del 35%, del fatturato. E poi ancora la diffusa mancanza di liquidità e il portafoglio ordini che, quando non è crollato, è rimasto, quello di 3 mesi fa. È questo il quadro in cui si muovono le imprese emerso durante la Parte Privata dell’Assemblea Generale 2020 dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese che si è tenuta in video-conferenza per adempiere agli adempimenti statutari tra cui l’approvazione del bilancio 2019 dell’Associazione e l’elezione per il prossimo quadriennio dei revisori contabili e dei probiviri.

Lo scenario è critico e anche l’Indagine Congiunturale sul primo trimestre 2020 svolta dall’Ufficio Studi di Univa lo conferma: a causa del lockdown il 77 per cento delle imprese ha registrato un notevole calo della produzione. “Vista la situazione – ha commentato di fronte alle imprese il Presidente dell’Unione  Industriali, Roberto Grassi – ciò che le imprese varesine chiedono alla politica sono quattro semplici cose: decisioni veloci e misure immediatamente applicabili; alleggerimento burocratico e automatismi nelle procedure; visione del futuro che superi i provvedimenti cerotto e assistenziali per una politica industriale di crescita; rilancio della domanda attraverso un sostegno agli investimenti pubblici e privati”.

Una nuova politica industriale

Queste le traiettorie per il Paese suggerite da Univa. “Ciò che manca – ha aggiunto il Presidente Grassi – è l’individuazione delle priorità. Non servono aiuti a pioggia. Dobbiamo superare la logica dell’helicopter money con il coraggio delle scelte. Dobbiamo scegliere da dove partire e lì investire. Inutile dire che ci attendiamo che l’industria, le attività manifatturiere e del terziario avanzato rientrino ai primi posti dei settori strategici da rilanciare, non fosse altro che per la loro capacità di generare valore e occupazione e di fare da volano per tutti gli altri comparti”.

Intenti, obiettivi. Ma anche proposte concrete. Tra queste il Presidente degli industriali varesini ha citato: “L’abbattimento del cuneo contributivo e, dunque del costo del lavoro. La riforma strutturale del sistema fiscale. Il sostegno agli investimenti privati anche attraverso la riattivazione del Piano Impresa 4.0. Il rilancio degli investimenti pubblici con la riapertura dei cantieri e la realizzazione delle infrastrutture necessarie al Paese. Il sostegno alla liquidità delle imprese attraverso i pagamenti immediati dei debiti delle pubbliche amministrazioni, interventi per il consolidamento a medio e lungo termine dei debiti, finanziamenti per il circolante e la gestione del magazzino”.

Interventi a livello locale

Interventi, questi, che possono essere presi solo a livello nazionale, “ma anche a livello locale – ha avvertito Roberto Grassi – molto può essere fatto”. Come sul fronte del potenziamento delle infrastrutture: “La Lombardia deve accelerare il completamento delle reti di trasporto, a partire dalla Pedemontana. Per la provincia di Varese è poi ormai fondamentale favorire i collegamenti con il Nord della provincia che soffre di un isolamento competitivo oltre che geografico. Infine, il territorio ha delle potenzialità nei propri hub intermodali che devono essere maggiormente valorizzati”. Ma infrastrutture, nel Varesotto è sinonimo di Malpensa: “Una priorità occupazionale e di sviluppo”, l’ha definita Grassi: “Il suo ruolo (e quello dei vettori arei locali e internazionali) sul territorio va sostenuto e valorizzato. Magari pensando a farne il centro di un’Area di Propulsione Economica che rappresenti una versione moderna delle tradizionali Zes (Zone Economiche Speciali)”. Altro intervento locale suggerito da Grassi è il sostegno alla domanda pubblica attraverso “lo sblocco anche dei piccoli cantieri, a partire dagli interventi di manutenzione dell’edilizia scolastica e un public procurement che valorizzi le catene di produzione locale, soprattutto quelle che si sono rese protagoniste di conversioni industriali a sostegno dell’emergenza sanitaria”.

Puntare al rilancio

In poche parole, per il Presidente di Univa “serve un piano organico”: “A questo deve mirare l’azione degli Stati Generali convocati dal Governo ed ai quali vorremmo portare in maniera incisiva il nostro contributo come imprenditori. Non solo essere ascoltati, ma contribuire direttamente. In questi mesi si sono susseguiti troppi provvedimenti con misure frammentate. Ora occorre un piano pluriennale di rilancio. Ad ogni crisi, anche recente, ci siamo sempre rialzati, ma perdendo ogni volta un pezzetto della nostra competitività nei confronti del resto del mondo. Non può più accadere. Non possiamo più permettercelo. Vogliamo contribuire a ridisegnare il futuro di questo Paese”.

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