Infernali autostrade. Tra cantieri, rallentamenti, disagi e stress

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di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, mi è capitata l’avventura di andare a trovare un amico a San Remo, nella ridente riviera dei fiori. Ricordo che questo splendido tratto di riviera ligure è colmo di bellissime spiagge di sabbia finissima, di incantevoli scogliere, di località turistiche famose per le attrattive e per l’acqua cristallina del mare. Già mi immaginavo di trovarmi nella cittadina sanremese e passeggiare sul lungomare, all’ombra delle celebri palme, con lo sguardo sulle ville lussuose e sugli splendidi giardini. Immaginavo anche di potermi spingere nell’entroterra, per esempio a Dolceacqua, sovrastata dell’imponente castello dei Doria e magari gustare un bicchiere di un ottimo Rossese o Vermentino. No, cari amici vicini e lontani, nulla di tutto ciò.

Pensavo erroneamente di poter interpretare il traffico, che sapevo intensissimo, facendo un percorso un po’ diverso dal prevedibile, quindi passando da Torino e poi imboccando l’autostrada per Savona. Da lì il resto del tragitto sarebbe stato quello usuale. Cari amici, il viaggio è stato un po’ diverso e l’avventura è iniziata subito dopo la tangenziale di Torino. Un viaggio sotto stress, con continue riduzioni di corsia, da tre a due, da due a una, pericolosi cambi verso la carreggiata opposta, velocità discontinua, per lo più ridotta, rallentamenti e code, alcune occupazioni della corsia di emergenza. La velocità media si è mantenuta intorno agli 80 Km/ora quando andava bene.

Dopo Savona la fatica è aumentata. Orbene, direte voi, se si devono fare dei lavori, tutto ciò è inevitabile. Mica tanto. Ho visto le limitazioni del traffico per molti Km laddove nei “supposti” cantieri non c’era nessuno, ma proprio nessuno. Ma a parte gli uomini, in molti di essi mancavano anche le macchine-lavoro o qualsiasi segno di attività. Ma, direte sempre voi, non tutti i cantieri sono operativi. Va bene, può essere, ma non per la maggior parte. Sembra che queste attività siano solo accennate, indicate, “prenotate”, ma solo per un futuro “quando non si sa”.

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Ivanoe Pellerin

Ho letto poi un’ottima indagine condotta da Altroconsumo (n.360/ 07-08-2021) dove si documenta che su 1.500 Km di autostrade vi sono 148 cantieri, con una media quindi di un cantiere ogni 18 Km.. Tra Genova e Milano su una tratta di 140 Km. vi sono 11 cantieri che sommati fanno circa 12 Km. con una sola corsia. Tra La Spezia e Genova vi sono 14 cantieri in meno di 90 Km.. Le domande che sorgono spontanee sono molto facili. “Ma non potevano fare questi lavori quando eravamo in zona rossa?” Oppure, “Non potevano realizzare questi cantieri di notte quando il traffico è più scarso?” Oppure, “Non si potevano prevedere i lavori in periodi meno affollati?” E subito una serie di contumelie all’indirizzo del governo, dei politici, di un colpevole non importa quale.

Dal quotidiano Libero, apprendo che, dopo la tragedia del ponte Morandi, gli investimenti per la manutenzione delle nostre autostrade sono raddoppiati passando da 350 a 600-700 milioni annui. Non basta. L’origine di questo enorme pasticcio è una circolare emanata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nell’aprile 2020 (con allora la ministra De Micheli) sulla classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza e il monitoraggio dei ponti esistenti. Poi grazie a un decreto dello scorso dicembre, gli ispettori del Ministero dei Lavori Pubblici passano in rassegna, quasi ogni settimana, ponti e viadotti e intimano ai gestori l’inizio dei lavori di manutenzione. Da ciò deriva il fatto che i cantieri non sono programmabili in modo ragionevole poiché, quando il tecnico del ministero chiama, il concessionario deve rispondere ed iniziare subito i lavori, pena sgradevoli conseguenze giudiziarie. Quindi non si tratta di lavori urgenti ma di lavori che potrebbero facilmente essere programmati nel tempo, anche fra un anno o due, magari seguendo le logiche se non dell’opportunità almeno quelle del turismo. Niente da fare. Le logiche del ministero … non sono affatto logiche.

In più, dal 2009 al 2018 le concessionarie hanno aumentato i pedaggi autostradali di oltre il 20%. Vi è un fondato timore che a fine luglio, quando i concessionari dovranno presentare le nuove tariffe al Ministero dei Trasporti proprio a causa degli impegni manutentivi, si arrivi ad un nuovo aumento. Riassumendo, in molti cantieri non ho visto alcun operaio o macchina da lavoro, lo stress di guida è aumentato paurosamente (paura è il termine esatto), i tempi di percorrenza si sono dilatati enormemente con code e ore al sole, corsie ristrette, interruzioni, rallentamenti, caselli inagibili, gira di qui e gira di là, ma possibile che non ci sia qualcuno che possa risponderne in maniera ragionevole? Qualcuno che ci dica che questo infernale putiferio serve davvero alla sicurezza di tutti? Dobbiamo per forza raccomandarci all’angelo custode? Ma questa è una nazione normale?

Cari amici vicini e lontani, non so voi ma io prendo la mia adorata motocicletta e mi dirigo verso il Mottarone, la grande montagna assisa al nostro orizzonte. Non vedrò le bellezze della riviera ligure ma potrò gustare la visione dei bellissimi sette laghi.

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