Conti pubblici fra sogni e qualche bugia

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di Antonio Laurenzano

Conti pubblici, problemi di sempre! Il Documento di economia e finanza (Def) approvato dal Consiglio dei Ministri ha ridisegnato il quadro macroeconomico italiano riproponendo le incertezze e i vincoli di finanza pubblica per la prossima Legge di bilancio. Un documento che nell’aridità di numeri e tabelle certifica che l’Italia, al di là dei roboanti proclami del vice premier Di Maio nella “notte del balcone”, è ferma. Maxi taglio delle stime di crescita fissate per l’anno corrente allo 0,2% rispetto all’1,5% di dicembre, poi corretto all’1% in sede europea. Una previsione che si avvicina a quella dell’Ocse (-0,2%). Un quadro dunque fortemente critico. Lo ha ribadito il Commissario Ue per gli affari economici Moscovici: “L’Italia sta soffrendo una situazione di stagnazione, se non di recessione, fonte di incertezza per tutta l’Eurozona”.

Il deficit dal 2% del Pil sale al 2,4% con ripercussioni sul debito pubblico che invece di ridursi come promesso continua ad aumentare, toccando a febbraio il record di 2.354 mld di euro, pari al 132,8% del Pil. E’ il macigno strutturale che paralizza l’economia italiana sul quale pesa la spesa per interessi che dai 64 mld di euro di quest’anno crescerà ai 73,7 del 2022. In valore assoluto, il conto aggiuntivo accumula 17,4 mld in tre anni. E’ la conseguenza delle incertezze politiche, è scritto con chiarezza nelle pagine del Def: a spingere sullo spread “sono state le forti tensioni sul mercato dei titoli di Stato alimentate dalle vicende politiche che hanno caratterizzato la formazione e l’elaborazione del programma del nuovo governo. Il debito toglie risorse importanti alla finanza pubblica, in quanto allocate al pagamento degli interessi, e rappresenta un fardello per le generazioni future.” Ma sul bilancio pesano anche gli effetti di “quota 100” che solo quest’anno costerà 8,6 mld, per crescere poi di 10 mld l’anno. Con gli effetti del “reddito di cittadinanza” (6 mld quest’anno), i costi delle due riforme arrivano a 38 mld in tre anni.

La strada verso la manovra d’autunno appare tutta in salita. Secondo le stime del Sole 24 Ore, per centrare gli obiettivi programmatici di finanza pubblica occorrono misure extra che “fra quest’anno e il prossimo anno devono portare 46,6 mld alla causa di deficit e debito, senza i quali tutti i parametri punterebbero decisamente in alto aprendo rischi ulteriori per l’accoglienza dei nostri conti pubblici in Europa e soprattutto sui mercati.” Per sterilizzare le clausole di salvaguardia Iva, neutralizzandone l’aumento delle aliquote, il Governo, con non poco ottimismo (e qualche bugia di troppo!), punta a reperire le relative risorse di 23 mld da spending review, tax expenditures e revisione di sconti e bonus fiscali. Le stesse che dovrebbero assicurare la copertura di 12-15 milioni anche per la flat tax al 15% per le famiglie con redditi fino a 50 mila euro. Il libro dei sogni si arricchisce di nuove pagine. La campagna elettorale non è mai finita, caccia al voto!

In attesa del “boom economico” e dell’ “anno bellissimo” disegnato dal premier Conte, il ministr dell’Economia Tria, con maggiore realismo, non nasconde le difficoltà della manovra di bilancio con rischi di ribasso della crescita: “il profilo delineato per l’indebitamento netto richiederà l’individuazione di coperture di notevole entità”. Tradotto dal politichese: manovra correttiva, aumento Iva anticipato a luglio, patrimoniale? Il Governo smentisce, ma la fragilità del Paese rischia di tradursi in instabilità fuori controllo in presenza di una fantasiosa programmazione economica e finanziaria. I mercati finanziari non perdonano.

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