Le storie magiche e le parole inadeguate

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Ivanoe Pellerin

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, sono stato segnato da una lettura drammatica e dolce al tempo stesso, lacerante ma guaritrice, di un’intensità e pathos buoni e straordinari. Ecco l’incipit: “Le storie magiche esistono. Galleggiano come nastri intorno al nostro pianeta. Un giorno, senza neppure farlo apposta, ho tirato uno di questi nastri e mi è arrivata la storia di Palla di Sogno. Ho subito capito che quella era una storia magica perché, senza averla mai sentita, ho avuto l’impressione di conoscerla da sempre …”

Palla di sogno è un giovane delfino un po’ speciale: il suo universo è il mare, ma si sente irresistibilmente attratto da ciò che esiste… oltre il livello dell’acqua, un mondo sconosciuto e affascinante! Ed ecco che un giorno avviene una strana metamorfosi: al delfino spuntano le ali! Quale trasformazione lo attende?

La fiaba è opera di Lise Thouin, che lavora da anni in Canada con i bambini quando, ahimè, sono malati inguaribili, alla fine della vita. Una faccenda molto, molto drammatica. É a loro che ha raccontato questa storia per la prima volta. Delicata e ricca di poesia, questa favola ha aiutato i bambini e i loro genitori ad affrontare insieme, con maggiore e insospettabile serenità, la drammatica situazione che dovevano vivere. Poi la storia si è rivelata magica: improvvisamente ci si è accorti che era la chiave per affrontare tutte le trasformazioni della vita, tutte quelle sfide e quei momenti senza i quali non si cresce. Pare incredibile, invece è possibile.

Lise Thouin, attrice di teatro, cinema e televisione, cantante, è nata e vive in Quebec, dove è popolarissima. La storia che la indurrà a diventare scrittrice inizia nel 1985 dopo un soggiorno nel nostro paese, dove contrae una brutta infezione a causa di un potente virus, il coxackie B5, che colpisce progressivamente tutti gli organi vitali, compresi cuore e cervello. Sopraggiunge la morte clinica … un’esperienza indescrivibile dalla quale, tuttavia, farà miracolosamente ritorno. Dirà: “Sono stata tra la vita e la morte. Sono andata dall’altra parte dello specchio e sono tornata”.

Alcune domande mi paiono inevitabili. Cosa può dire un adulto che ascolta la paura della morte a un giovane malato senza la possibilità della guarigione o a un bimbo che avverte che la vita si sta esaurendo e che lo guarda con gli occhi tondi e morbidi? Come può un genitore lacerato e dilaniato dalla sofferenza del figlio affrontare l’orrenda ombra della fine che si avvicina? Come si può pensare a qualcosa che di per sé non è nemmeno immaginabile ma che in drammatici e strazianti momenti può comparire nella realtà di alcuni sfortunati? Come si può pensare a una perdita che sarà un lutto non riparabile in alcun modo né in alcun tempo e che straccerà la vita dei genitori?

Già nel titolo si avverte un senso di tranquillità e di rassicurazione, un evidente tentativo di interpretare il mondo dei bambini parlando con il loro linguaggio di simboli, di metafore e di storie che tutto trasforma riuscendo persino a rendere anche la morte meno oscura e minacciosa. Tutti noi abbiamo raccontato fiabe ai nostri figli o ai nostri nipoti. In fondo noi siamo il prodotto di tutte le storie che abbiamo ascoltato e vissuto ed anche delle tante che abbiamo inventato. Così anche la fiaba diventa un ponte sicuro tra il mondo della signora in nero degli adulti e quello del raggio rosa dei bambini.

Forse questa magnifica storia, che già alla lettura crea una sensazione di pace, rafforzata anche dalle splendide illustrazioni, forse anche la musica che si percepisce senza le onde sonore, forse questa fiaba dicevo, è un mezzo che coloro che lavorano nell’ambito dell’inguaribilità, possono utilizzare con i bambini quando tutte le inadeguate parole del mondo degli adulti sono state dette. Ma non sarà allora che il mondo fantastico dei bambini può usare parole che gli adulti non capiscono perché hanno perso l’innocenza per sentire la musica del raggio rosa del pianeta di cristallo? Il bambino vive in questo prezioso ma fragile pianeta dove tutti i colori dell’arcobaleno dipingono un affresco luminoso e dove la dolcezza e l’amore emergono anche dalla sofferenza.

Cari amici vicini e lontani chissà se la fiaba raccontata per aiutare a raggiungere con un rapido e dolce volo l’altra vita sia solo privilegio per i bambini o possa servire anche per gli uomini maturi, adulti, che non sanno più sognare, ma che hanno la stessa paura di morire?

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