Legnano, restauri del Castello sotto assedio. «In arrivo un altro sfregio»

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LEGNANO – Il Movimento dei Cittadini torna all’attacco dei progetti dell’Amministrazione comunale di Legnano per il restauro delle stalle del Castello Visconteo (nelle foto). Dopo aver criticato in parte la destinazione degli spazi che saranno ricavati, oggi, giovedì 17 marzo, a finire nel mirino del gruppo civico sono i materiali che saranno usati come indicati nella relazione del progettista, liquidati come «scelte inaccettabili nel restauro delle stalle, che costituiscono una parte rilevante del complesso monumentale del Castello».

Questa la posizione espressa dal capogruppo, Franco Brumana:

Il nuovo edificio attirerà immediatamente l’attenzione di chi visiterà il castello, perché il suo aspetto sarà totalmente contrastante rispetto al contesto e perché si affaccerà sul cortile e fronteggerà l’entrata; sarà del tutto diverso da quello originario, composto dalle stalle al piano terra e da un soprastante fienile aperto verso il cortile.

I fienili del piano superiore saranno sostituiti da vani chiusi verso il cortile, il tetto avrà una forma differente dalle coperture degli altri edifici del Castello, verranno realizzate due ampie aperture verso il pratone e applicate alle facciate lastre di alluminio modellate con piegature mentre la copertura sarà realizzata con lastre di alluminio lisce, mancheranno i cornicioni e sul tetto verrà realizzata una sopraelevazione “tecnica”.

Risulterà accentuato l’effetto di patchwork del Castello, purtroppo già riscontrabile a seguito di una precedente ristrutturazione, mascherata come restauro. L’intero complesso perderà una parte rilevante del suo valore storico ed estetico.

Violati i princìpi della Carta di Venezia

Verranno violati i princìpi fondamentali del restauro codificati nella “Carta di Venezia” del 1964, elaborata dal Congresso Internazionale degli Architetti e dei Tecnici dei monumenti. Questo documento, tuttora unanimemente ritenuto attuale al suo articolo 2, prevede che “gli elementi destinati a sostituire le parti mancanti devono integrarsi armoniosamente nell’insieme” e al suo articolo 13 che “le aggiunte non possono essere tollerate se non rispettano tutte le parti interessanti dell’edificio, il suo ambiente tradizionale, l’equilibrio del suo complesso e i rapporti con l’ambiente circostante”.

La relazione tecnica e illustrativa del progettista manca inoltre di un doveroso studio preliminare del restauro con informazioni approfondite dell’edificio e del complesso del Castello e del loro significato storico, identitario e culturale. Manca quindi il “progetto di restauro” previsto dalla “Carta di Cracovia” promossa dalla Comunità europea nel 2000, in occasione dell’anno internazionale dell’architettura, che richiama esplicitamente e integra i princìpi della “Carta di Venezia”.

Realtà fraintesa dal progettista

Sono significative del disinteresse per questi temi alcune affermazioni della relazione del progettista, quali «il restauro degli edifici, in quanto oggetti d’uso, non comporta interventi di “mummificazione”» e «le esigenze di tutela non possono partire dal presupposto di una antica età dell’oro dell’architettura» Il progettista non ha compreso che è necessario rispettare il Castello non come opera d’arte architettonica, ma come bene culturale, storico e amato dai nostri cittadini.

Le caratteristiche dissonanti dell’intervento proposto derivano dalla scelta aprioristica di che cosa ricavare a tutti i costi nell’edificio e del suo utilizzo, compiuta dalla committenza e cioè dalla Giunta comunale. Non sono stati ritenuti sufficienti una caffetteria e un punto informatico con la vendita di libri, che sarebbero stati facilmente realizzabili al piano terra con costi molto ridotti e senza stravolgimenti dell’edificio. Si è voluto essere munifici e realizzare al piano superiore un laboratorio e una residenza per gli artisti locali, che saranno giudicati meritevoli.

Il consigliere con la delega ai beni culturali ha addirittura affermato che «la logica è quella di un nuovo mecenatismo a supporto della creatività e dell’arte». Senza aprire un discorso sul “nuovo mecenatismo” nei suoi aspetti negativi e anche positivi, basta rilevare che potrebbe essere esercitato altrove, senza recare danno al patrimonio culturale di Legnano.

Spese esagerate

Il Comune non ha badato alle spese considerevoli di questa scelta, che per il solo progetto ammontano a 126.000 euro, oltre al contributo previdenziale e all’Iva e quindi in totale a euro 159.868,80 di cui 101.504 già impegnati nel corrente bilancio. La spesa per le opere da realizzare è prevista in euro 1.490.320,94. Con opere più modeste e rispettose, i costi sarebbero stati notevolmente inferiori.

Non avrebbe alcun pregio l’osservazione che il costo reale sarebbe molto inferiore in quanto si confida in un finanziamento di un milione di euro conseguibile nell’ambito del Pnrr, perché se la spesa fosse inferiore sarebbe possibile utilizzare la parte rimanente di questo finanziamento per realizzare anche altre opere pubbliche nella stessa isola del Castello.

Franco Brumana – Movimento dei Cittadini

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