L’ospedale di Legnano apre la pediatria alle scuole. Per far vincere le paure

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LEGNANO – Una visita virtuale in videochiamata nel reparto di pediatria dell’ospedale di Legnano, preceduta da un incontro in classe con un medico volontario in pensione e una volontaria dell’Acvo-Associazione collaboratrici volontarie dell’ospedale. È il progetto “La mia amica pediatria”, presentato oggi, martedì 25 ottobre, all’ospedale di Legnano (nelle foto) che comprende anche un video didattico da proiettare nelle scuole e un kit per ogni bambino partecipante con un libro, giocattoli che riproducono gli strumenti diagnostici (come fonendoscopio e siringa) e una scatola di pastelli colorati, oltre a un poster per la classe.

Il progetto, nato nel 2003 e sospeso durante l’emergenza pandemica, è stato ripensato e riproposto in questa formula per le classi terze delle scuole primarie di 2° grado del territorio. Obiettivo: il benessere del bambino e ridurre il trauma che comporta la sua ospedalizzazione. Attraverso un percorso interattivo, i bambini potranno conoscere la realtà ospedaliera, nello specifico il reparto di pediatria di Legnano. Inoltre dovranno disegnare come si immaginano l’ospedale prima e dopo la visita virtuale: i disegni saranno esaminati da psicologi per valutare i risultati del progetto e le eventuali migliorie da apportare.

Acvo: «Progetto ripensato dopo la pandemia»

«La pandemia ci ha fatto aguzzare l’ingegno – spiegano Christina Alberti e Patrizia Montanaro, presidente e vice presidente dell’Acvo, onlus fondata nel lontano 1930 – e se i bambini non possono più venire in ospedale, lo portiamo noi da loro. Le terze classi delle elementari secondo noi sono le più adatte a questo progetto: un medico porterà la sua borsa con gli strumenti, mentre il libro interattivo consegnato a ciascun alunno contiene filastrocche, disegni di colorare e un testo didattico scritto dalla dottoressa Laura Pogliani, direttore dell’Unità operativa complessa Pediatria e Neonatologia dell’ospedale di Legnano. Il tutto per affrontare il tema in un ambiente sereno».

Per Pogliani «la paura più grande dei bambini è l’ignoto, non sapere che cosa succederà. La malattia è legata ad altre esperienze negative come il dolore, il distacco dai genitori, la solitudine, la stanchezza. In questo modo presentiamo l’ospedale come il luogo dove questi problemi vengono risolti, mostrando come. Ai bambini – aggiunge il direttore dell’Uoc di Pediatria – bisogna dire la verità per ottenere la loro fiducia e collaborazione, il che consente di avere risultati migliori nelle cure, dalla tempistica all’accettazione di quello che viene loro fatto».

“Lezioni” per 800 scolari del Legnanese

“La mia amica pediatria” è un progetto interamente gratuito, con metà dei costi totali (pari a 10.000 euro, cui vanno aggiunte 500 ore di volontariato fra medici, Acvo e grafico) coperti per metà dalla Fondazione Comunitaria Ticino Olona e metà dall’Associazione collaboratrici volontarie dell’ospedale con il sostegno di amici e donatori. Vi hanno aderito l’80% delle scuole a cui è stato proposto, con 37 classi di Parabiago, Cerro Maggiore, Canegrate, Legnano, Rescaldina e San Vittore Olona per un totale di 780 bambini. La prima “lezione” si svolgerà l’8 novembre.

«Un bel ritorno dell’attività di volontariato all’interno dell’ospedale e per collegare questo al territorio – commenta il direttore sociosanitario dell’Asst Ovest Milanese, Gabriella Monolo – I bambini hanno vissuto questo periodo di pandemia con molta sofferenza, anche se forse non è così visibile. Il lavoro delle associazioni di volontariato, anche con scopo educativo, è molto apprezzabile e ha un grandissimo valore, nella scia della nuova sanità lombarda, legata alle case e agli ospedali di comunità e quindi allo spostamento dell’assistenza sul territorio». Per Salvatore Forte, presidente della Fondazione comunitaria Ticino Olona, «l’emozione di vedere le idee cui diamo la nostra approvazione diventare realtà e la soddisfazione di dare il nostro contributo, fino al 50% dei costi, mettendo in moto un meccanismo virtuoso che porta a fatti di comunità, che è il nostro scopo».

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