Malpensa, dopo il declino ora preoccupano la crescita e la politica

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Fino a qualche tempo fa, tra le preoccupazioni del territorio svettava il declino di Malpensa. Con il de-hubbing di Alitalia l’aeroporto aveva imboccato una china pericolosissima che, appunto, generava forti timori occupazionali, economici e sociali. Tutti lì, o quasi, al capezzale dello scalo della brughiera a recitare il de profundis. La situazione si è ora capovolta. La crescita di traffico e di passeggeri, quasi in modo esponenziale anche se per certi aspetti prevedibile, ribalta le preoccupazioni, tese a limitare o, perlomeno, a governare uno sviluppo che potrebbe risultare insostenibile proprio per il territorio.
La Sea, la società di gestione, seppure controllata dal pubblico (l’azionista di riferimento è il Comune di Milano), ragiona e si muove con logiche aziendali, bada giustamente ai profitti, che non sono in esclusiva finanziari. Dopo un periodo di oggettiva difficoltà cerca e ottiene i segni più, i quali non sempre coincidono con le esigenze di chi abita attorno o in contiguità alle piste dove atterrano e decollano gli aerei.
Il motivo che tiene banco riguarda il come interpretare e governare i  progetti di ulteriore sviluppo: nel breve volgere di qualche anno, genererebbero numeri importanti, fino a 30milioni di passeggeri nei dodici mesi, con movimenti per l’area Cargo tra i primi in Europa.
Scontato supporre che sarà ancora una volta il territorio a dover sopportare l’impatto ambientale e tutti gli effetti indotti, non solo quelli positivi. Qui deve intervenire la politica. Non sempre però la politica ha le idee chiare e, per dirla in altri termini, a volte si lascia condizionare dalle opportunità e dagli interessi elettorali. Accadde con Alitalia, quando abbandonò insensatamente la brughiera e la politica guardò dall’altra parte, anzi, la supportò  in funzione delle pretese romano-centriche. E non pare abbia chiarezze nemmeno ora che il mercato, cioè la richiesta di trasporto aereo al Nord, ha ridato vigore a Malpensa. C’è chi le rema contro, frappone paletti,  prova a mettere becco in maniera scomposta, senza un piano di intervento preciso e concordato. In questo paiono imbattibili gli esponenti dei Cinque Stelle: nelle ultime settimane si sono resi protagonisti di una serie di prese di posizione discutibili o, se non proprio discutibili, che fanno discutere.
I pentastellati sono oggi al governo, dovrebbero agire in sintonia con i loro partner leghisti. Ma fanno per contro proprio. Un esempio? L’ipotizzata bretella ferroviaria tra Gallarate e il T2. Si sono detti contrari, quando risulta che la Lega è invece favorevole. Almeno fino a prova contraria.  Uno sviluppo sostenibile di Malpensa richiede invece unità di intenti, con lo scopo di indirizzare le scelte future, anche imponendo dei limiti, anzi, proprio imponendoli. Ma con cognizione di causa, ascoltando, analizzando, proponendo. Questo dovrebbe essere il compito di chi ha la responsabilità di governo, questo e non altro, magari per ottenere una citazione sui giornali o per accontentare gruppi di pressione. Altrimenti il rischio è che Malpensa cresca senza tenere conto di tutti, ma proprio tutti, gli aspetti, i temi e le aspettative del territorio. E questo non sarebbe accettabile.

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