Muore dopo un malore al Parco Castello di Legnano. Vicino a un defibrillatore

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LEGNANO – «Quella vita avrebbe potuto essere salvata». Non si capacita del mancato intervento delle persone presenti, che disponevano a poche decine di metri di un defibrillatore, Mirko Jurinovich, instancabile promotore della collocazione di Dae nella città e di corsi su come utilizzarli per conto dell’associazione 60milavitedasalvare.

Il malore fatale è avvenuto questa mattina, domenica 21 agosto, al Parco Castello di Legnano, nei pressi del chiosco al centro dell’area verde. Poco prima delle 10.30 un uomo di 83 anni si è accasciato a terra. Subito è partita una chiamata al 118 e sul posto sono arrivate un’ambulanza della Croce Rossa cittadina e un’automedica; è stata allertata anche la Polizia locale. Nessuno dei cittadini presenti, però, se l’è sentita di praticare un massaggio cardiaco o di servirsi del defibrillatore collocato 6 anni fa al chiosco (nella foto sotto, l’inaugurazione con Jurinovich, al centro, e Max Pisu). L’uomo è così spirato: inutili i soccorsi prestati dal personale sanitario intervenuto e la corsa con l’ambulanza all’ospedale di Legnano.

Jurinovich: «Quel Dae aveva già salvato una vita, perché nessuno l’ha usato?»

«Avrebbe potuto salvare un’altra vita il defibrillatore posizionato nell’area del parco – lamenta Jurinovich – o quantomeno il suo impiego avrebbe dato qualche possibilità di sopravvivenza all’uomo colpito da un malore improvviso. L’apparecchio, inaugurato nel 2016, era già entrato in azione il 14 maggio 2017 salvando la vita ad un sangiorgese di 49 anni grazie alla presenza di un volontario della Croce Rossa. Invece oggi è rimasto all’interno della teca gialla posizionata sulla parete del chiosco-bar mentre a 80 metri di distanza un uomo di 83 anni si accasciava a terra. Chi ha chiamato i soccorsi si è rifiutato di eseguire il massaggio cardiaco e nessuno dei presenti ha pensato di recuperare lo strumento salvavita posizionato nelle vicinanze».

«La soluzione c’è. Ma non la si vuole applicare»

«Non sapremo mai se l’utilizzo del defibrillatore avrebbe potuto fare la differenza come in quella domenica del maggio 2017 – prosegue il presidente di 60milavitedasalvare – ma sicuramente abbiamo conferma che la mancata emanazione dei decreti attuativi della legge 116/2021 “Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici” condanna a morte ogni anno decine di migliaia di persone che vengono soccorse in ritardo, omettendo di informare i cittadini sulle dimensioni del problema, anche attraverso le tv nazionali, e sulle soluzioni immediatamente percorribili. Nonostante sia disponibile da anni una soluzione semplice, il problema continua ad essere “complesso”».

Infine, uno sfogo tra l’amarezza e la frustrazione: «Considerate le circostanze e l’impegno sin qui profuso, 60milavitedasalvare valuterà l’opportunità di proseguire l’attività di divulgazione e diffusione dei defibrillatori».

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