Né antifascista né antimarxista

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Via la "fiamma" dal simbolo di Fratelli d'Italia. Una richiesta che fa discutere: davvero ricorda il fascismo o è una polemica pretestuosa?

di Luigi Patrini

A Letta non basta l’abiura che la Meloni ha fatto alla stampa estera: avrebbe dovuto “togliere la fiamma dal simbolo”. Lo ha ribadito anche Liliana Segre, che non può aver dimenticato che suo marito, Alfredo Belli Paci, pur dichiarandosi antifascista (tenetelo presente!), militò nel partito di Almirante, cioè nel MSI, il partito della “fiamma tricolore”: la Senatrice dovrebbe serenamente ammettere che abbinare meccanicamente la fiamma tricolore al fascismo è per lo meno arbitrario. Altrimenti lei stessa, sempre attenta e corretta nel condannare l’autoritarismo delle dittature, rischia di essere vittima di quella becera teoria che porta oggi i partiti di sinistra – PD compreso – ad impostare la campagna elettorale in modo distorto e fuorviante, sbandierando orpelli ideologici contro un passato che è ormai passato, anziché soffermarsi sul presente e sui problemi concreti delle persone, come richiederebbe un atteggiamento serio da parte di chi non si limita a voler “vincere”, ma esprime la volontà di voler “governare” affrontando i problemi reali che angustiano le prospettive di crescita e benessere del Paese.

L’antifascismo è un dato acquisito nella coscienza del nostro popolo: vigilare perché la storia non si ripeta è opportuno, ma farlo nel modo con cui viene fatto rischia di apparire utile solo a far dimenticare agli elettori l’insufficienza e l’inconsistenza di una proposta politica fatta di parole e di sogni. Che l’accusa rivolta alla Meloni venga dal partito di Letta e dai partiti di sinistra mi sembra bizzarro: avete mai sentito qualche esponente di questi partiti criticare l’ideologia di cui sono eredi, un’ideologia che ha causato danni “oggettivamente” non certo meno gravi del nazi-fascismo? Chiedetelo agli abitanti degli Stati che furono parte dell’URSS!

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Luigi Patrini

Avete mai sentito gli esponenti di sinistra vergognarsi delle connivenze che Togliatti ha avuto con Stalin e con il Comintern? Li avete mai visti “arrossire” per avere nella loro storia personaggi come Pol Pot, Honecker, Ceaușescu, e via dicendo? Oggi hanno il coraggio di chiedere che si rompano i rapporti con Orban: ma Orban, di destra, è peggio di Stalin, di Bierut, di Béla Kun, di Jaruzelski? Ma non si ricordano che tra i loro “padri” politici italiani molti sono stati favorevoli all’invasione sovietica dell’Ungheria (1956), della Cecoslovacchia (1968) e alle repressioni di Danzica operate da Gomulka e da Jaruzelski? Hanno mai avuto l’onestà di chiedere scusa di questi precedenti storici? Non contino sempre sulla dimenticanza della memoria della gente! 

Il PD è erede diretto del PCI, un partito che è stato finanziato dall’Unione Sovietica di Stalin fin dalle sue origini. Pare – lo credo possibile, ma lascio agli storici di confermarlo o meno – che uno dei leader di questo partito, Armando Cossutta, abbia ricevuto finanziamenti dall’ex-URSS per qualche anno anche dopo la caduta del Muro di Berlino. Il PCI mutò nome: divenne PDS e poi DS; è rimasto sempre un partito di sinistra, magari più moderato rispetto al passato, tanto da aver sempre avuto piccole formazioni politiche che si ritenevano ideologicamente più in linea con l’ortodossia marxista alla sua sinistra. Invece di dare lezioni morali ad altri partiti, abbia l’onestà di riconoscere gli errori della propria storia, per evitare di ripeterli oggi, pretendendo di dare patenti di democraticità ad altri partiti. Ma i piddini credono di essere gli eredi di Matusalemme, di Davide o di Salomone?

Chi mi conosce sa bene che non sono attratto dal fascismo. Proprio per questo non mi preoccupo di essere né antifascista né antimarxista: fascismo e marxismo sono entrambi fuorvianti, come la storia ha abbondantemente dimostrato, perché sono radicalmente “anti-umani”.

Sono lieto di essere cristiano, perché la validità della proposta cristiana non verrà mai meno e solo la Chiesa ci aiuta ad essere davvero liberi. Giovanni Paolo II ha fatto un’acuta osservazione nella Centesimus annus (1991): “Gli avvenimenti dell’‘89 (…) hanno un’importanza universale, poiché ne discendono conseguenze positive e negative che interessano tutta la famiglia umana. Tali conseguenze non hanno un carattere meccanico o fatalistico, ma sono piuttosto occasioni offerte alla libertà umana per collaborare col disegno misericordioso di Dio che agisce nella storia” (26). Vi ricordate le speranze, le aspettative che avevamo quando nel 1989 fu abbattuto il Muro di Berlino? Sembrava che tutto sarebbe cambiato in meglio, che il mondo si sarebbe finalmente pacificato… speravamo! Ma il mondo è peggiorato: le Torri Gemelle, la crisi finanziaria del 2007, la pandemia, e ora anche la guerra in Ucraina…. Che delusione!

Non abbiamo usato bene la nostra libertà: “La Chiesa – scriveva ancora Papa Wojtyła – non propone sistemi o programmi economici e politici, né manifesta preferenze per gli uni o per gli altri, purché la dignità dell’uomo sia debitamente rispettata e promossa ed a lei stessa sia lasciato lo spazio necessario per esercitare il suo ministero nel mondo” (Sollicitudo Rei Socialis, 41).

Vedete, cari lettori, la Chiesa rispetta tutte le nostre scelte: ci chiede solo di rispettare il valore assoluto della persona e la libertas Ecclesiae , cioè il suo diritto di ricordarci che solo Cristo è l’unico salvatore dell’uomo.

Fascismo e marxismo credono entrambi che l’uomo possa salvarsi da solo, magari sotto la guida di qualche tiranno …illuminato! …Dio ce ne scampi! Meglio non fidarsi di chi, anziché impegnarsi con libertà a cambiare ed aiutare anche noi a migliorare, accusa gli altri delle colpe di chi li ha preceduti. Valutiamo bene di chi possiamo fidarci.

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