Imitare Giovanni Falcone

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di Adet Toni Novik

Ricordo la prima volta che sentii parlare del giudice istruttore Giovanni Falcone. Il Corriere della Sera aveva pubblicato il mandato di cattura da lui emesso su un traffico internazionale di stupefacenti e rimasi colpito dalla complessità delle indagini che aveva svolto. In seguito, seguii le vicende del maxi processo, “l’esilio all’Asinara” per scrivere l’ordinanza di rinvio a giudizio, l’evolversi tragico della sua vita.

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Adet Toni Novik

Negli anni ’90 il clima intorno a lui era cambiato. Era visto con sospetto per la notorietà che aveva assunto e per il successivo avvicinamento al potere politico. Ricordo che si parlò di tradimento. La sua morte mise tutti a tacere e, con il classico ribaltamento all’italiana, incominciarono a venire fuori un numero crescente di epigoni. Il richiamo al pensiero di “Giovanni” diventò la carta vincente per accreditarsi presso l‘opinione pubblica e godere di riflesso della sua opera. E fa certamente specie che personaggi screditati si facciano riprendere con la foto di Falcone e Borsellino in primo piano, quasi ad evocare una vicinanza di pensiero e di azione, francamente improbabile. Perché il pensiero giuridico di Falcone fu sempre ancorato al rispetto della legge e delle norme, e l’azione giudiziaria, come dimostrato dal comportamento tenuto nei confronti del falso pentito Giuseppe Pellegritti, conseguente alla puntigliosa verifica dei fatti.

Pellegriti aveva fatto sapere che Salvo Lima, capo della corrente andreottiana della Sicilia, era il mandante degli omicidi politici avvenuti nell’isola. Falcone, anziché acquietarsi alle dichiarazioni, interrogò Pellegriti, fece rapide indagini, si rese conto che il pentito mentiva e lo arrestò per calunnia. In seguito, Pellegriti ritrattò. Se guardo alle vicende giudiziarie odierne, scorrendo la lista dei politici indagati e assolti –tra gli ultimi, Mannino, Mastella e moglie, De Girolamo, Guidi- e delle tante inchieste mediatiche risoltesi in un colossale flop, mi domando che fine ha fatto quel rigoroso pensiero giuridico rivolto alla ricerca della verità, di cui tutti si ricordano solo il 23 maggio 1992.

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